Auto-Storia: i modelli più significativi

Shelby AC il Cobra che voleva mangiarsi il Cavallino

Telaio inglese e motore USA, doveva battere Corvette e Ferrari ma è rimasta lo stesso un gran pezzo di sportiva

I cinefili e gli anziani la Shelby AC Cobra l’avranno vista in molte scene del film musicale del 1965 When the Boys Meet the Girls, parata di superstar dove in realtà pare si salvi solo il grande Louis Armostrong. E fra le superstar c’è lei, la AC Cobra rosso fiammante e fresca di fabbrica, con Harve Presnell che salta fuori dall’abitacolo per andare dalla sua squinzia come Nino Castelnuovo che salta la staccionata nello spot pubblicitario dell’olio Cuore di qualche decennio fa (e adesso gli anziani avranno i lucciconi agli occhi). I più giovani e attenti invece la ricorderanno in Lupin III (la serie nuova nuova, non quella con la 500).

When the Boys Meet the Girls,  1965 (IMDB)

Bon, la AC Cobra è come il whisky della pubblicità anni ’80 (e ridaje….): è solo per intenditori, è un come la Renault Alpine A 310, tutti sanno cos’è ma nessuno l’ha vista almeno una volta su strada e non in esposizione.

Niente motore, siamo inglesi…

Innanzitutto il nome: Shelby AC Cobra, poi AC Cobra e infine Ford Cobra. Ha il doppio nome come gli aristocratici, infatti è una macchina che porta le insegne della Croce di Sant’Andrea e degli Stati Confederati, un po’ inglese e un po’ americana, telaio della Perfida Albione e motore dello Zio Tom.

pixabay

Cobra è il nome della macchina costruita dall’ex pilota americano Carroll Shelby e AC quello della casa automobilistica inglese AC Cars. Prodotta sul mercato a partire dal 1964 (e di cui nel 2014 fanno la versione speciale in 50 esemplari per celebrarne i 50 anni di vita) è in proporzione più americana che inglese ed essendoci di mezzo anche la Ford con la denominazione bisogna accontentare tutti, dunque: Shelby (per l’idea di partenza di Carroll Shelby, cioè telaio inglese + motore USA), Ford (motore), AC (telaio) e Cobra (perché così piace a Carroll Shelby e soprattutto perché Cobra è il marchio). Alla fine la chiameranno tutti AC Cobra, ma dando alla Ford quel che è della Ford.

Shelby+Ford+Ac = Cobra

L’intuizione originale di Carroll Shelby nel 1962 è quella di costruire una vettura in grado di competere con le Corvette e le Ferrari: nel 1964 la prima versione stradale è la 427 S-C (Semi-Competition, dove 427 è il motore Ford type 427 Side Oiler da 7 litri), viene prodotta in 31 esemplari ed è inutile aggiungere che oggi è più che ricercatissima, senza nulla togliere al primo prototipo realizzato nel 1965 e che corre nel campionato SCCA del 1966, con produzione di 348 esemplari.

Poi succede che nel 1967, per i costi di produzione non sostenibili, Shelby vende il marchio (Cobra, appunto) alla Ford, mentre la AC produce 27 esemplari stradali per poi fallire alla fine degli anni Settanta.

Di Kevin Decherf from Nantes, France – AC Cobra Le Mans (1963), CC BY-SA 2.0, commons.wikimedia.org

Voleva battere la Ferrari e in un certo senso ci riuscì

Essendo questa una storia partita da un pilota, non può mancare fin dall’inizio una forte componente di competitività con gli altri, Corvette si è detto ma soprattutto Ferrari. Per dar la biada al Cavallino nel campionato FIA riservato Gran Turismo nel 1964 Shelby costruisce cinque esemplari della Cobra con motore Ford (il succitato type 427 Side Oiler da 7000cc e 500 cv) con cui ottiene numerose vittorie e senza battere le Ferrari, ma nel 1965 la AC Shelby Cobra Daytona Coupè coda tronca (6 esemplari), vincendo le gare di Daytona, Sebring, Nürburgring e Reims, conquista il titolo FIA GT battendo la casa di Maranello, anche se a onor del vero la Ferrari quell’anno al Campionato non ci va proprio, causa mancata omologazione della 250 Berlinetta Le Mans.

Che fine ha fatto poi il Cobra?

Come spesso accade, chi ha sogni e mezzi per realizzarle riesce nell’impresa: Brian Angliss, fan della Cobra e soprattutto titolare di un’azienda specializzata nel restauro, nella fornitura di ricambi e nella creazione di repliche della AC Cobra) nel 1983 acquista i diritti per l’uso del nome AC e rimette in produzione la Cobra, con nome AC Cobra MK IV, arrivando a costruire 450 esemplari fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, fino al 1996, quando, detto brutalmente, viene chiamato il curatore fallimentare……..

Attualmente AC Heritage costruisce gli storici modelli Cobra degli anni Sessanta per facoltosi collezionisti.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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