Auto-Storia: i modelli più significativi

La variante Delta

La Lancia Delta cabrio e quell'estate dell'Avvocato a Saint Moritz...

E oggi cosa mi metto? Una Delta cabrio! Par di vederlo Gianni Agnelli, alias l’Avvocato (dal 1966 e dopo anni di vita Smeralda Presidente della Fiat, quando Vittorio Valletta lo aveva proposto all’assemblea degli azionisti), nel momento in cui voleva una macchina ad personam, unica e tutta sua, per andare a Saint Mortiz, in Corsica o in ufficio.

Dalla Thema vagonata alla Prisma da 200 cv

Ne aveva tante e chi anni fa è stato al Museo Nazionale dell’Automobile Carlo Biscaretti di Ruffia di Torino ne ha viste un po’, dalla Thema vagonata Zagato col legno sulle fiancate e il cesto in vimini sul tetto per gli sci alla Lancia K Limousine per accogliere la Regina Elisabetta, passando per una Croma blindata con motore Alfa Romeo, una Ferrari 360 Speedway poi regalata a Montezemolo, una Fiat 130 Shooting Brake Maremma e 11 (undici!) Panda, più una Prisma integrale da 200 cv con finiture in pelle Connolly e alcantara grigia (i suoi accostamenti favoriti) e pedaliera modificata per favorire il movimento della gamba dell’Avvocato, da anni non in piena efficienza a causa di un brutto incidente automobilistico di gioventù.

Voglio una Delta cabrio per Saint Moritz!

Ma chissà cosa deve aver pensato quel giorno di inizio 1992 Gaffino Rodolfo Rossi, oggi direttore e amministratore del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, quando l’Avvocato gli disse: voglio una Delta cabrio per andare a Saint Moritz! Gaffino Rodolfo Rossi aveva già seguito, nel 1986 per conto della Lancia, il progetto della Delta Integrale nelle competizioni, che sarebbe poi diventata la Delta Evoluzione e quindi di Delta ne masticava: «Noi andavamo a trovarlo per discutere e realizzare le sue idee» e poi pancia a terra e macinare, aggiungiamo noi ex post.

La sfida, in sostanza, era trasformare una 4 porte in una 2 porte cabrio: l’Avvocato voleva semplicemente dire “via il tetto!”, ma ci volle qualcosa di più ma alla fine la sfangarono: capote in tela nera, carrozzeria grigio metallizzato con interni in pelle e motore 2.0 litri Turbo da 250 cv per un pezzo unico di cui esiste una replica extra Museo.

La Lancia Delta HF Integrale EVO cabrio griffata Gianni Agnelli venne realizzata in 6 mesi, cioè in un tempo limitatissimo, cioè in tempo per portargliela a Saint Moritz per le vacanze estive (venne infatti immatricolate nel luglio 1992). Visse come una farfalla, durò solo un’estate, poi destinazione Paradiso, cioè Museo.

“Dietro museo, davanti liceo”

TuRbO_J from Adelaide, Australia, CC BY 2.0 creativecommons.org , via Wikimedia Commons

Esteticamente potremmo sintetizzarla con un detto maschilista: “dietro liceo, davanti museo”, solo che in questo caso davanti e dietro vanno invertiti. Il muso della Delta HF Integrale EVO cabrio è infatti spettacolare, le linee sono muscolari ed eleganti e fino alla coda le forme sono perfettamente armonizzate al genio creativo di Giugiaro.

Poi arriva la coda e qui son dolori: il dinamismo delle linee si spezza e al suo posto c’è un blocco squadrato, una specie di monolite da cui si solleva la capote.

Di foto della Delta cabrio ce ne sono a bizzeffe ma è sempre scoperta, perché con la capote su l’impatto visivo è anche peggio, ma vuoi mettere andare a Saint Mortiz sfanalando su una Delta cabrio?

 Via i Gianduiotti arriva il Camembert

Anche se ahinoi i tempi son cambiati, la Fiat non si chiama più così e se prima era pochissimo italiana ora non lo è più del tutto, l’imbarazzante acronimo FCA ora è diventato PSA e i Gianduiotti sono stati rimpiazzati dal Camembert, i francesi assumono e gli italiani nada e onestamente dopo la Barchetta cos’ha sfornato di nuovo la Fiat? Un’eclisse industriale che fa il paio col tramonto industriale di un intero Paese, un tempo quinta potenza industriale e ora nemmeno colonia, con la ex Fiat che pensa all’auto elettrica per aficionados delle ZTL.

LEGGI ANCHE: Lancia Delta HF Integrale Evo, gli occhi dell’assassino

Lancia Delta HF Integrale, Emanuele Beluffi, Dirvenride
Ph. Thomas Vogt, Flickr
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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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