Cinema e Motori

“Ferrari” il film. E il Drake direbbe: «Piloti, che gente…»

Stando alla critica il film "Ferrari" è divisivo come il 25 aprile per leghisti e fratelli italiani, ma il regista Michael Mann ha fatto centro

Alcuni ci hanno buttato su un po’ di merda, altri lo hanno magnificato: il film “Ferrari” di Michael Mann è divisivo come il 25 aprile secondo i leghisti e i fratelli d’Italia. Dice che per fare il Drake ci voleva un italiano, mica Adam Driver.

E il confronto va a Castellitto nella serie tv “Ferrari”. E che alcuni dialoghi sono fake assoluti, perché due modenesi che parlano di macchine non parlerebbero come questi attori forestieri. Che no, non sono italiani: Enzo Ferrari è Adam Driver e a detta di alcuni sembra un giovane vecchio, in effetti nell’epoca in cui è ambientato il film il Drake ha 60 anni ma l’attore che lo impersona è del 1983, mentre Penelope Cruz, che interpreta la moglie Laura, sarebbe perfetta però ‘nzomma sembra troppo spagnola.

Ma lamentarsi dell’italianità mancata è un po’ come dimenticare l’urgenza di portare a casa il risultato, pertanto se uno è bravo lo è a prescindere e a detta della gran parte dei commentatori, magari quelli non vogliosi di emergere per forza come stroncatori indefessi, gli attori scelti da Michael Mann sono bravissimi e chi se ne frega se non hanno i tratti somatici italiani secondo il rito Vannacci accettato.

Quisquilie a parte, “Ferrari” è ambientato in una porzione storico/temporale precisa: il 1957, annus horribilis per il Drake e per l’azienda costruita 10 anni prima. Il confronto con la Maserati è impietoso, nel film c’è una scena in cui la “volpe argentata” Piero Taruffi – Patrick Dempsey fa bisboccia col Drake:

«Allora che ne pensi?»
«Non c’è il portacenere»
«Che fai la prima donna?»
«Hai mai provato a buttare la cenere a 200 km/h?»
«Ti sto offrendo un’auto nuova di zecca che può battere la Maserati»
«Bella cazzata la Maserati è più veloce e ha il portacenere»
«Se ci metto il portacenere la guiderai alla Mille Miglia?»

Come avrebbe detto il Drake, «Piloti, che gente…» (nel 1983 Enzo Ferrari dà alle stampe Piloti, che gente…, libro interamente dedicato ai piloti).

Fonte FB

Inoltre l’azienda è in crisi, la daranno via se la nuova 250 Testa Rossa non vincerà la Mille Miglia, il Drake l’anno prima ha perso il figlio Dino, morto poco più che ventenne per la distrofia di Duchenne, mentre la moglie Laura Garello, all’epoca direttore finanziario della Ferrari, scopre che l’amante del marito fedifrago, Lina Lardi, gli ha dato un figlio, Piero Lardi Ferrari – oggi azionista di Maranello.

FB

Il film è crepuscolare, vaga fra la vita e la morte che accompagnano il Drake, si incentra anche sul ruolo importante che per lui hanno ricoperto la sue donne e non risparmia sulle tragedie automobilistiche come l’incidente occorso a Eugenio Castellotti  all’Aerautodromo di Modena (per aderenza alla storia e alla realtà la produzione ha analizzato i video del disastro di Le Mans del 1955, il più grande incidente automobilistico della storia, con 84 morti e 120 feriti).

All’epoca correre era davvero pericolosissimo, non solo per i piloti. Come nella tragedia del 12 maggio 1957, alla fine della Mille Miglia, sul rettilineo di Guidizzolo, in cui perdono la vita i piloti della Ferrari Alfonso de Portago (che prende il posto dello scomparso Castellotti) e il navigatore Edmund Nelson Nelson, oltre a 9 spettatori, tra cui 5 bambini.

“Ferrari” è un film ispirato al libro biografico Enzo Ferrari: The Man and the Machine del giornalista Brock Yates, ma è soprattutto un film di uomini, donne e macchine da corsa, con le monoposto Ferrari e Maserati nei test a Modena e le sport prototipo nella Mille Miglia, che dopo la tragedia di Guidizzolo verrà proibita.

E’ un film introspettivo dove spicca, come ha notato sul Corrierone il giornalista Luca Barnabé, «il contrasto tra il rosso fiammante delle auto di Maranello e il colore seppiato dell’asfalto e del lutto»: non mancano le inquadrature compiacenti e orgoniche per gli appassionati su pedali freno e acceleratore e cambio, non mancano i suoni, dei motori, della velocità, del gas e dell’adrenalina, ma tutto ruota al quoziente “esistenzialista” di quel preciso momento storico, il 1957. Che a detta dei più viene reso molto fedelmente anche a livello ambientale lungo le strade belle e mortali nella Mille Miglia di quell’Italia bella e possibile degli anni Cinquanta.

Il trailer di “Ferrari” di Michael Mann

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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