Auto-Storia: i modelli più significativi

Opel Manta, per il ceto medio che voleva la sportiva comoda

Nel 1975 i crucchi realizzano un'auto di fascia media e dalle forme audaci: resiste fino al 1988

Opel Manta, per il ceto medio che vuole la sportiva comoda
Di Alexander Migl – Opera propria, CC BY-SA 4.0, commons.wikimedia.org

Hanno fatto un restomod che più mod non si può. Ovviamente elettrica, da debosciati. Con le luci led da metrosexual, come piacciono a Greg Garage. E chi se ne frega dei 147 cavalli, tanto se vivi e lavori a Milano ti fanno circolare a 30 all’ora per non spaventare i fiorellini. Nel 2020, anno primo dell’era pandemica, probabilmente l’annus horribilis che oggi verrà sostituito dalla terza guerra mondiale, ha fatto i 50 anni e giustamente a Rüsselsheim hanno deciso di tributarla così, un po’ come rieditare un Picasso con la stampante 3D. Ecco allora la Opel Manta GSe ElektroMOD, cioè l’edizione rivista e corretta (soprattutto corretta, anzi politically correct, del resto i bottegai si adeguano al mercato: mica lo fanno loro, il mercato) della famosa coupé degli Anni Settanta, l’Opel Manta appunto, mettendoci dentro due schermi touch ma lasciando il cambio manuale per non rovinare l’inganno generale. Un giocattolo per ricchi annoiati.

Opel Manta, chi (non) l’ha vista?

Opel Manta, per il ceto medio che vuole la sportiva comoda
Foto di Emslichter da Pixabay

Parlare della Opel Manta equivale a fare un bellissimo viaggio nel passato, un viaggio che riguarda un po’ tutti, da quelli che ricordano di averla vista da piccolini a quelli un po’ più agée che magari l’hanno anche guidata. Ce n’erano tante, tantissime, milioni di milioni come le stelle di Negroni e spopolavano in mezzo alle rivali, anch’esse numerose.

Con la Manta i sapientoni della casa di Rüsselsheim si spremettero le meningi, perché per la prima volta smisero di chiamare i nuovi modelli con le lettere dell’alfabeto e si inventarono proprio un nome. L’Opel Manta andava infatti a occupare un luogo vuoto fra la Opel Kadett B (macchina per i proletari) e la Opel Rekord C (macchina per gli abbienti), venendo così ad essere innanzitutto una macchina di fascia media, da sempre la fascia più ghiotta. E poi doveva offrire qualcosa che la Opel GT non offriva, cioè 4 posti veri.

La disegnarono due crucchi del centro stile Opel, Erhard Schnell e George Gallion e fu subito coupé: bisognava stanare la Ford Capri, che tuttavia secondo gli esperti resse l’onda d’urto perché forte di un’offerta più diversificata, ma in compenso la Opel Manta riuscì a controbilanciare la corazzata delle italiane, cioè la Giulia GT, la 124 Sport e la Fulvia Coupé.

4 fari tondi davanti a dietro, linee morbide e sinuose, muso pronunciato, lunotto in linea continua con tetto e coda tronca, ecco perché la chiamarono Manta: il pubblico la vide per la prima volta nel 1970. Motore anteriore longitudinale e trazione posteriore, cambio manuale (4 marce, ma c’era a richiesta l’automatico), la Manta marK 1 (poi arrivò la Manta B, rieccolo l’alfabeto) si presentava inizialmente con 3 propulsori: 1.6 (60 cv), 1.6 S (80 cv) e 1.9 S (90 cv), ma nel ’72 si aggiunse una cubatura minore, il 1.2 da 60 cv, che all’inizio non fece scalpore ma con la crisi petrolifera del ’73 si rivelò una scelta azzeccata. Inoltre sempre nello stresso ’73 si aggiunse alle motorizzazioni la GT/E da 1.9 lt per 105 cv, che rispetto alla RS montava paraurti in tinta nera, uno splitter anteriore e delle strip ai lati, insomma era una roba ignorante anni 70.

Gli allestimenti erano: base per i poveracci, L e SR, ai quali si aggiunsero gli allestimenti Holiday e Berlinetta, quest’ultimo con le finiture da cumenda senza risvoltini: interni in velluto, inserti in finto legno su plancia e pannelli porta, tetto rivestito in vinile.

Ci furono poi alcune rarissime versioni speciali, tipo la TurboManta (33 esemplari, 156 cv) destinata alla Perfida Albione e la Manta Cornero dedicata a Virgilio Conrero (125 cv e 200 all’ora). Tutto questo fino al 1975, quando venne l’ora del restyling.

1975 per la Manta è ora del restyling

Di Johannes Maximilian – Opera propria, GFDL 1.2, commons.wikimedia.org

E che restyling: se dal punto di vista motoristico cambiava poco o niente (nel 1977 il 2 litri da 110 cv, mentre nel 1985 con la Manta 2.0 GSi la GT/E andò in pensione), molto cambiò a livello estetico: via i fari circolari posteriori, rimpiazzati di più anonimi gruppi ottici vagamente trapezoidali allungati e via i fari circolari anche davanti, sostituiti da fanali rettangolari tipo Ascona Vauxhall per il mercato britannico. La forma da manta scomparve: la nuova Manta del 1975 era una sportiva 3 volumi (quindi via la coda tronca, diventa una coda vera e propria) con una maggiori rigidità torsionale ed esteticamente al passo coi tempi (fra l’altro aggiungendo la quinta marcia, fino al 1981 era a 4 marce) ma forse anche più anonima. Resterà in vita parecchio, fino al 1988, quando l’anno dopo arrivò l’Opel Calibra.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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