Moto-Storia

Bimota Tesi H2, avanguardia della tecnica in salsa giappo

Per la serie di moto nata da una tesi di laurea Motore Kawasaki e produzione italiana

Uno spot televisivo dell’Audi degli anni Ottanta recitava così: “Audi, all’avanguardia della tecnica”. In quegli stessi anni, anzi precisamente nel 1983, due studenti italiani di Ingegneria, Pierluigi Marconi e Roberto Ugolini, realizzano l’embrione della Bimota Tesi, un prototipo di moto presentato all’EICMA del 1983 che monta il motore di una Honda VF 400 F, mentre il telaio in fibra di carbonio conferisce già allora al mezzo un sembiante futuristico. L’anno dopo nasce un secondo esemplare, sempre con un motore Honda e viene acquistato dal reparto corse della casa giapponese.

Bimota, bimota tesi, emanuele beluffi, drivenride
flickr.com, CC BY-SA 2.0, commons.wikimedia.org

Il Sol Levante rimane il cuore della Bimota Tesi nel 1987, quando il motore del terzo esemplare è della Yamaha 750 FZ. Nel 1988 diventa italiano con un motore Ducati. Nel 1993 è la volta della Tesi V-due, ma vuoi per carenza di fondi della piccola azienda riminese vuoi per la complessità delle soluzioni tecniche “l’innovativo motore di questa moto avrebbe poi spinto la 500-Vdue con telaio convenzionale […]. Attualmente i prototipi numero 1, numero 3 e numero 4 sono esposti al Museo Nazionale del Motociclo a Rimini, mentre i prototipi numero 2 e numero 5 appartengono ad una collezione privata” [fonte Wikipedia].

Bimota Tesi (era la tesi di laurea di Pierluigi Marconi e Roberto Ugolini, da qui il nome della moto) è dunque una serie di modelli dell’azienda riminese Bimota specializzata in moto all’avanguardia della tecnica, appunto, sia dal punto di vista ingegneristico che da quello dei materiali.

Bimota, bimota tesi, emanuele beluffi, drivenride
Di Craig Howell from San Carlos, CA, USA – DSC08186, CC BY 2.0, commons.wikimedia.org

Dal punto di vista strettamente storico Bimota è l’acronimo delle prime due lettere dei cognomi di Valerio Bianchi, Giuseppe Morri e Massimo Tamburini, che nel lontano 1966 fondano Bimota, anche se produzione e commercializzazione iniziano nel 1975 con la vendita di alcune repliche della “special” che Massimo Tamburini realizza nel 1971 sulla base di una MV Agusta 600 Turismo 4C 6 di seconda mano.

49,9+50.1 = Bimota Tesi H2

@bimotaofficial

Veniamo all’oggi. La Bimota Tesi H2, presentata in pompa magna all’EICMA 2019 e messa in produzione solo in ottobre 2020 causa virus, è il frutto di un matrimonio italo-giapponese, con Kawasaki Motors Europe che detiene il 49,9% dell’azienda  e gli imprenditori svizzeri Marco Chiancianesi e Daniele Longoni, che nel 2013  salvarono il marchio dal fallimento, con il 50,1% .

Il cuore della Bimota Tesi H2 è giapponese, un 4 cilindri da 998 cc sovralimentato e con 230 cv di potenza, ma il suo ciclo produttivo sta a Rimini, con la supervisione di Pierluigi Marconi, il papà della prima Bimota Tesi del 1992,la Bimota Tesi 1/D ES (Edizione Speciale), di cui vengono prodotti 50 esemplari.

Sembra un caccia militare

La ciclistica della Bimota Tesi H2 combina  elementi in alluminio macchinato dal pieno e una costruzione pregiatissima con elementi in composito un po’ ovunque. Una soluzione che  proviene dall’aerospazio: infatti la Bimota Tesi H2 sembra un caccia militare, con quelle ali canard per dare stabilità alle alte velocità. La struttura portante è in fibra di carbonio rinforzata che congloba la sella. La soluzione che permette di ridurre al minimo il beccheggio in accelerazione e in frenata. Gli  spazi di arresto della Bimota Tesi H2 sono fenomenali, così come l’accelerazione.

Tecnologia sopraffina e prezzo impopolare, ma è la Bimota

bimota_official

Ricordiamo la dotazione tecnologica che ci ha fatto ispirare l’inizio di questo articolo. Acceleratore elettronico, controllo di trazione, cruise control, doppio braccio simmetrico all’anteriore che disaccoppia l’azione dell’ammortizzatore dall’azione sterzante. Le sospensioni elettroniche con doppio elemento ammortizzante lavorano sul forcellone posteriore.

Il prezzo della Bimota Tesi H2 è molto impopolare: 64.000 euro per una tiratura di 250 esemplari. Del resto Bimota è sempre stata di nicchia, da sempre adotta soluzioni tecnologiche all’avanguardia – della tecnica.

Bimota, bimota tesi, emanuele beluffi, drivenride
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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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