Auto-Storia: i modelli più significativi

Con la Vel Satis Renault sguazzò in un bagno di sangue

Ma visto con gli occhi di oggi, questo brutto anatroccolo non sembra così brutto

Il concept della Vel Satis somigliava a una ciabatta, speriamo che i benpensanti espertissimi di automobili non s’indignino facendo la boccuccia a culo di gallina. E il progetto fatto e finito non è che avesse conquistato alla fine i sacri canoni della bellezza: prodotto in serie, tradiva il prototipo ma neanche troppo. Se fossimo Tinto Brass diremmo che tradire è tra(sgre)dire, ma trasgrediva il buon gusto e basta.

Vel Satis: chi la disegnò?

Era La Renault Vel Satis, bellissimo (questo sì) mix delle due parole “vélocité e satisfaction” e debuttò 21 anni fa sostituendo la Safrane. La firma sotto al disegno del prototipo l’aveva messa Florian Thiercelin,

ma questi era sotto la direzione del capo supremo del Centro Stile Renault Patrick Le Quément, che fu il papà non solo della Ford Sierra (bellissima) ma anche della Twingo, altra schifezza come l’Avantime e, in parte, come la seconda serie della Megane.

In quanti ci hanno messo le mani?

Due volumi e mezzo al pari della Safrane, in bocca ai secchioni la Vel Satis presentava “linee innovative”, “linee di rottura”, “soluzioni originali”, che in realtà la rendevano brutta come una Trabant: spigoli ovunque, forme quadrangolari che potevano aspirare alla sfericità, stile poligonale che è un po’ come dire free style per cui ognuno va per i cazzi suoi, davanti sembrava una coda tronca rovesciata, dietro partiva bene ma lo sviluppo del padiglione rovinava tutto.

Sembrava il risultato della libera iniziativa concessa a un artista dell’Art Brut, dai un pennarello e un foglio a un bambino e vediamo cosa salta fuori. I secchioni di cui sopra potevano ammettere “una certa incongruenza” fra la parte davanti e la parte dietro, in realtà la Vel Satis sembrava disegnata da un creativo bipolare oppure da due creativi che più diversi non si poteva trovarli per età, gusti, esperienza e fantasia, come chiedere a Nanni Moretti e Clint Eastwood di girare un film assieme.

Un Mister Wolf alla Renault, grazie!

Ma come avevano fatto i capoccioni della Renault ad accorgersi che qualcosa non stava andando bene? Forse che all’interno del Centro Stile ci fosse un’insanabiltà tra visioni opposte manco fossero i Servizi Segreti italiani degli anni 70? E se anche fosse vero che da un lato v’era chi preferiva la sobrietà e dall’altro chi appoggiava l’intraprendenza, possibile che non ci fosse stato nessuno in grado di prendere in mano la situazione e armonizzare, nel caso, due strategie così diverse? Forse che il reparto prodotto e il reparto design parlassero due lingue diverse in quel frangente?

Sia come sia, alla Renault volevano far comandare la flotta alla Vel Satis e infatti ne fu l’ammiraglia, ma il fascino della divisa non sempre funziona e infatti a livello commerciale se la filarono in pochi, il popolo sarà bue ma mica è scemo.

Questo, nonostante gli allestimenti di elevata qualità, le motorizzazioni tutt’altro che modeste, il confort (con la “n”, alla francese), la sicurezza (5 stelle Euro NCAP): niente da fare. Feltri direbbe che era lo stesso brutta come l’orco e il suddetto popolo bue continuò a preferirle le auto dei crucchi, Audi/BMW/Mercedes.

Perfino in Francia la schifarono e probabilmente nemmeno il Generale De Gaulle sarebbe riuscito nell’impresa di esortare i francesi a comprarla in massa per la Patria.

Eppure, vista con gli occhi di oggi, soprattutto in confronto con i frigoriferi a 4 ruote che domani mattina saranno imposti per legge, questo brutto anatroccolo non sembra così brutto: forse è la mancanza di grazia a renderlo, oggi, esteticamente accettabile rispetto a molte automobili odierne che sembrano prese dagli insetti.

A seconda degli allestimenti, la Vel Satis costava fra i 30 e i 50 mila euro, quindi non era proprio accessibile a tutti. Gli allestimenti erano: Expresion, Privilege, Initiale, con cilindrate che partivano da 2.0 cc al 3.5 V6 Initiale, l’allestimento top di gamma con 241 cv per 235 Km/h, disponibile solo con cambio automatico.

Ma scarrozzò Sarkozy e le star di Cannes

La fecero tirare a campare fino al 2009 (l’ultimo esemplare uscì dalla fabbrica il 12 novembre 2009, per un totale di 62.201 unità), con un inutile lieve restyling a mezzo percorso: per la Renault fu un bagno di sangue, però sulla Vel Satis fece scorrazzare le star del Festival di Cannes (Renault era partner della kermesse) e il buon (o il cattivo, secondo i punti di vista) Presidente Sarkozy.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.
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