Auto-Storia: i modelli più significativi

2 + 2 = Audi quattro

Se dici Audi quattro dici Rally: due titoli piloti e due costruttori

Se dici Audi quattro dici Rally: due titoli piloti e due costruttori. “Vorsprung durch Technik“, che nella lingua del filosofo crucco Martin Heidegger vuol dire “all’avanguardia della tecnica”. I più vecchietti di voi se lo ricorderanno lo spot anni 80 di Audi, che in realtà era ancora più vecchio, essendo stato coniato nel lontano 1971. E l’occasione fu epocale, per dirla sempre nel gergo filosofico un tanto al chilo. Quell’anno nacque l’Audi quattro: scritto così, minuscolo e in italiano, perché i crucchi non sono sciovinisti come i mangia baguette.

Audi quattro, cioè non dire quattro se non l’hai nel sacco

2 + 2 = Audi quattro
By © Hilarmont (Kempten), CC BY-SA 3.0 de, httpscommons.wikimedia.org

Che poi, se vogliamo fare della filologia motoristica, possiamo e dobbiamo aggiungere che l’Audi quattro primordiale era comunemente chiamata Ur-Quattro: “Ur-” (che in tedesco vuol dire appunto “primordiale”, “originale” o “primo nel suo genere”) è infatti un prefisso accrescitivo e l’idea fu dell’ingegnere Audi Jörg Bensinger.

A casa Audi piace ricordare quel giorno del febbraio 1979 in cui il pilota Paul Frère durante il test drive dell’Audi quattro in pre-produzione con pneumatici estivi, lasciò indietro tutte le altre berline a trazione posteriore su un pendio nell’inverno austriaco. Aveva dovuto addirittura sollevare i piede dall’acceleratore perché la velocità raggiunta era troppo elevata per quel percorso. Lo stesso giorno, e con pneumatici invernali, Frère proseguì senza problemi su una pendenza del 28%. E il cinema, l’Audi quattro, non lo faceva solo sui passi montani innevati, ma su tutti i tipi di superfici. “Vorsprung durch Technik“: e quale occasione migliore della presentazione al mondo di una trazione integrale permanente dell’Audi quattro, una delle prime vetture costruite in serie?

Motore a cinque cilindri in linea , una voce rauca che si sentiva borbottare anche dall’abitacolo, cockpit digitale (a partire dal 1982) “all’avanguardia della tecnica”, un look spigoloso e i sorprendenti doppi fari davanti, la vittoria di Walter Röhrl al Rally di Monte Carlo nel 1984 e il record alla Pikes Peak Hillclimb nel 1987, “what else”? ci verrebbe da dire con George Clooney.

Sono passati 44 anni da quel 3 marzo 1980 in cui al Salone di Ginevra ha fatto il suo debutto l’Audi quattro: 4 mesi dopo era in vendita. Disegnata da Martin Smith, l’Audi quattro era basata sull’Audi Coupé (disegnata da Giugiaro), da cui differiva esternamente per i parafanghi più larghi, i paraurti più voluminosi e uno spoiler posteriore più grande. E sospensioni anteriori e posteriori indipendenti (progetto di Ferdinand Piëch, Jörg Bensinger e Walter Treser Hans Nedvidek e Franz Tengler).

Cronologia dell’Audi quattro

03/1980: l’Audi quattro al Motor Show di Ginevra
09/1982: doppi fari e display digitali invece che analogici.
12/1984: fanali posteriori neri, nuovo cruscotto, fari e griglia modificati.
08/1987: nuovo motore con cilindrata di 2,2 litri, nuovi accessori digitali e nuovo differenziale centrale.
08/1989: nuovo motore da 2,2 litri con quattro valvole per cilindro (“20V”).
05/1991: fine della produzione

Dal 1980 al 1991 vennero prodotte 11.452 Audi quattro. A parte gli interni (il cockpit che da analogico nel 1982 divenne digitale con display a cristalli liquidi verde, per essere successivamente modificato nel 1988 in un quadro strumenti elettronico LCD di colore arancione), in 11 anni l’Audi quattro non ricevette grandissimi upgrade estetici: all’inizio il muso presentava con quattro fari separati per le unità anabbaglianti e abbaglianti.

La prima Audi Quattro era equipaggiata con un motore a 5 cilindri in linea da 2.1 litri, in grado di erogare 200 cavalli di potenza. Questo motore, combinato con il sistema di trazione integrale, permetteva all’auto di accelerare da 0 a 100 km/h in appena 7,1 secondi, raggiungendo una velocità massima di oltre 220 km/h.

Nel corso degli anni, il motore fu aggiornato, aumentando la cilindrata a 2,2 litri e adottando un sistema a 20 valvole, che portò la potenza a 220 cavalli e migliorò ulteriormente le prestazioni della vettura.

Se dici Audi quattro dici Rally

L’Audi Quattro dominò il mondo dei rally negli anni ’80, soprattutto grazie alla sua trazione integrale che le consentiva di superare terreni difficili con facilità. Partecipando al campionato mondiale di rally (WRC), la Quattro …aveva fatto quattro…, cioè: nel 1981 debuttò in Austria, prima vettura 4×4  al via, mentre dal 1982 al 1984 Audi conquistò due titoli piloti e due costruttori, contribuendo significativamente a costruire la reputazione di Audi come marchio…”all’avanguardia della tecnica” (e nelle prestazioni).

Uno dei modelli più celebri fu l’Audi Sport Quattro S1, introdotta per competere nelle categorie più estreme del rally. Questa versione presentava un corpo vettura alleggerito in Kevlar e alluminio, un passo accorciato e un motore ulteriormente potenziato. La S1 si distinse in particolare alla Pikes Peak International Hill Climb, dove la pilota francese Michèle Mouton stabilì nuovi record.

Audi quattro, evoluzione e innovazione

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CC BY-SA 3.0, httpscommons.wikimedia.org

L’Audi Quattro non fu solo un’auto di successo nei rally, ma rappresentò anche un’importante innovazione tecnologica che influenzò profondamente l’industria automobilistica. La trazione integrale divenne un marchio di fabbrica di Audi, utilizzata su una vasta gamma di modelli successivi, identificati dal logo “quattro”.

Nel 1987, Audi introdusse il differenziale centrale Torsen, che migliorò ulteriormente la distribuzione della potenza tra le ruote anteriori e posteriori, ottimizzando la trazione in ogni condizione. L’evoluzione continua del modello portò a una serie di aggiornamenti stilistici e tecnici, mantenendo la Quattro competitiva fino alla fine della sua produzione nel 1991.

L’erede della Audi quattro

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Von Christoph-th – Eigenes Werk, Gemeinfrei, commons.wikimedia.org

La stessa Audi indicò l’Audi Coupé S2, prodotta tra l’autunno del 1990 e la fine del 1995, come l’erede dell’Urquattro.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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