“Un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia“: così Filippo Tommaso Marinetti nel suo Manifesto del Futurismo, togliendo a bella posta l’apostrofo da “un”, perché per lui e i Futuristi l’automobile era maschio non femmina. Non sapremmo dire se la Delta Futurista sia più bell(a) della Vittoria di Samotracia, ma sappiamo che è l’esempio concreto di una visione imprenditoriale folle che si è trasformata in realtà.
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Venti Delta Futurista. Non una di più. Tutte vendute
Lui è Eugenio Amos, fondatore del marchio Automobili Amos, la “location” è Pont Saint Martin in Valle d’Aosta e la fucina dove nasce la Delta Futurista è la Podium Advanced Technologies, una clinica più che una fabbrica, con un project manager (Luca Ciancetti) e un direttore creativo (Ludovico Borromeo), insieme agli altri uomini (ci saranno anche donne?) che insostituibili ogni 6 mesi hanno creato venti Delta Futurista. Non una di più. Tutte vendute, di cui l’ultima a una donna, al prezzo di 300 mila euro e destinate ai vari angoli del globo, dal Vicino Oriente alla California passando per la vecchia Europa.
L’esplosione per la centralina e “Levati” per gli abbaglianti
1.250 kg, 330 cv, carbonio alluminio e alcantara (che sulla vecchia Delta non c’erano) e quel tocco che la rende ancora più unica: la Delta Futurista ha il simbolo dell’esplosione sul pulsante al volante che ti fa passare da una mappatura motore borghese a una più cattiva e la parola “Levati” sugli abbaglianti. Solo il genio imprenditoriale folle e visionario poteva sfangarla, soprattutto considerando i mezzi a disposizione, del tutto imparagonabili rispetto ai costruttori quelli grossi.
Ogni Delta Futurista è unica come me perché io valgo
Presentata a Basilea nel 2018, la Delta Futurista ottiene subito un grande successo. Il sogno era di far rivivere il mito della Delta, ma in maniera unica e irripetibile, come unico e irripetibile è ciascuno degli esemplari numerati che escono dal laboratorio di Pont Saint Martin: la Futurista #1 è nero Ferrari con livrea Martini e interni in Alcantara rosso, la # 2 pure nera ma con interni beige, la # 3 grigio Nardò e poi bianco, verde Oak e così via, made to measure, su misura come un abito, per ogni cliente. Quella presentata a Basilea era verde Brinzio, dal nome del paese in provincia di Varese dove è nato Eugenio Amos.
Via le porte dietro e vai col “cofango”
Si parte da una donor car (la vostra, per la precisione una Delta Integrale 16v) e si levano le porte posteriori. Cofano e parafanghi (il “cofango”, perché ingloba i parafanghi), mascherina e paraurti sono in fibra di carbonio; alettone e portellone idem, con i classici fari gemellati del “Deltone” rivisti alla luce della contemporaneità (leggi: led), così come dalla Delta Integrale Gruppo A derivano scocca e roll-bar interni, mentre gli interni sono firmati Recaro per i sedili e Alcantara per le finiture, tutti personalizzabili. Altra chicca: dimenticatevi le leve delle frecce, qui gli indicatori di direzione si azionano con un pulsante sul volante, dove troverete anche il già citato pulsante “Lèvati” per gli abbaglianti.
E a proposito di “Lévati”: il motore è il 4 cilindri turbo 2.0 elaborato dalla Autotecnica, con la centralina modificata da Automobili Amos (il famoso pulsante con il simbolo dell’esplosione) e il cambio originale del Deltone ma rinforzato. Elettronica zero, c’è solo l’ABS
Restomod ma anche un po’ steampunk
Insomma, la Delta Futurista è l’esempio lampante di cosa significhi il termine restomod, quel restaurar modificando che in estetica potremmo assimilare allo steampunk: e infatti questa Delta Futurista ci sembra proprio un Deltone steampunk.
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