Auto-Storia: i modelli più significativi

131 Abarth, la Fiat che faceva la prepotente ai mondiali rally

Era la sorellina cattiva della borghesissima 131 Mirafiori

Dice la 500 Abarth. E va bene. Ma guidare una Fiat 131 Abarth nel 2020 ti farebbe venir voglia di sgasare sui giovani (con licenza dalla canzone degli Afterhours che nei Novanta sui giovani ci volevano scatarrare) alla guida della piccola rumorosa che piace alla gente che piace. Ma siamo sempre in famiglia Fiat e qui raccontiamo la Storia. E che storia.

Nel 1949 l’elaboratore italo-austriaco Carlo Abarth fonda con Guido Scagliarini la Abarth. Nasce come scuderia sportiva con numerosi successi in pista e cresce nell’elaborazione sportiva di automobili Fiat (che l’acquisisce nel 1971 trasformandola nel reparto corse della…celeberrima Fabbrica Italiana) diventando quello che è stata: lega nome e marchio a celebri modelli come la A 112 Abarth, la 124 Abarth (e la 500 Abarth, naturalmente) coprendo con l’iconico scorpione su campo rosso e giallo i modelli a uso borghese rendendoli speciali anzi specialissimi.

Proprio la 124 Abarth, che domina dal Campionato internazionale costruttori 1970 al Campionato del mondo rally 1975, è la vettura di punta per la quale a un certo momento causa obsolescenza la Fiat deve pensare a una sostituta.

I suoi campi di battaglia sono i rally mondiali: 3 Costruttori e 2 Piloti

Ed eccola l’erede: la 131 Abarth Rally, disegnata e carrozzata Bertone. Debutta nel 1976 nel Mondiale Rally (Isola d’Elba), vince e diventa leggenda: tre Mondiali Costruttori (1977, 1978, 1980) e due Mondiali Piloti (Coppa Piloti FIA 1978 con Markku Alén e Campionato del Mondo Piloti con Walter Röhrl nel 1980).

Mentre le Lancia vengono lasciate correre nel Campionato Europeo Rally e nel Campionato Endurance, per la 131 Abarth i campi di battaglia sono i rally mondiali: imprendibile come nel film Driver l’imprendibile di Walter Hill con la bellissima Isabelle Adjani. E bellissima anche lei, la 131 Abarth in livrea Olio Fiat e Alitalia da combattimento.

Viene costruita in 400 esemplari, numero minimo secondo il regolamento FIA per partecipare ai rally: 140 cv per la versione stradale, ma per la corsa la cavalleria sotto il cofano sale a 245, carburatore doppio corpo e innesti del cambio frontali.

Coi passaruota maggiorati, le gomme ribassate e i 4 fari a civetta by night sgomita dicendo “levati”

Non è proprio proprio una macchina per ragazzine, anche se la vettura di derivazione è la Fiat 131 Mirafiori, di cui però conserva poco: vetroresina per cofani e parafanghi, alluminio per le portiere, passaruota maggiorati, gomme ribassate, spoiler a go go e prese d’aria ai lati e sul cofano motore, con quei quattro fari a civetta by night sgomita lungo la main street -o meglio, sullo sterrato- dicendo “levati”.

La 131 Abarth è la sorella scavezzacollo della borghese 131 Mirafiori

La 131 Abarth è la sorella scavezzacollo della borghese 131 Mirafiori, ma chi ha potuto nel 1981 si è tolto lo sfizio della 131 Supermirafiori Volumetrico Abarth, prodotta in 200 esemplari e derivante dal 2000/TC della 131 a quattro porte, con i cerchi in lega e lo scorpione Abarth e il cruscotto con una la strumentazione color verde alieno. Bellissima.

Fiat 131 Abarth Racing Volumetrico del 1981 – pubblico dominio

Altrettanto bella, ma più ignorante, la 131 Racing Volumetrico Abarth derivante dalla Racing 2000/TC due porte, con la scritta “Volumetrico” applicata direttamente sul fanale posteriore e a fianco l’immancabile scorpione Abarth.

In giro per il web se ne trova ancora qualcuna, ma occhio agli esemplari e ai prezzi: quando ci sono, non sono indicativi del mercato semplicemente perché la 131 Abarth, almeno al momento, un vero e proprio mercato non ce l’ha.  Solo per intenditori, è proprio il caso di dirlo.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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