Auto-Storia: i modelli più significativi

Mercedes SLK, sole whisky e sei in pole position

Sicuramente il "Dogui" ne avrebbe guidata una, del resto suo papà era italiano

Mercedes SLK e sai cosa guidi, cioè una Mercedes Sportlich Leicht Kurz, cioè una “sportiva leggera a passo corto”. Con quelle due nervature longitudinali che ricordano la 300SL, sole whisky e sei in pole position.

Mercedes SLK R 170, largo ai giovani

A livello embrionale la SLK risale ai primi anni ’90, quando i crucchi di Stoccarda pensano di creare una roadster elegante e sportiva un pelino sotto la Mercedes-Benz R129 per attirare una clientela più giovane: il risultato è una vettura dal carattere distintivo, con linee morbide ed eleganti e una silhouette compatta e accattivante, merito del leggendario Bruno Sacco. Il successo della Mercedes SLK (in Germania è stata la più davanti alla Mazda MX 5) suona quindi anche un po’ italiano.

Viene messa in produzione nel luglio 1996, con meccanica e telaistica derivante dalla Classe C (W202) e quando viene presentata al Salone dell’Automobile di Ginevra  cattura immediatamente l’attenzione degli appassionati, grazie anche a quella peculiarità che le permette di trasformarsi da coupé a spider pigiando un bottone: viene infatti dotata di un tetto pieghevole in acciaio che scompare completamente in 25 secondi nel bagagliaio, che se da un lato riduce la capienza da 348 a 145 litri, dall’altro permette ai non pochi proprietari di fare un po’ il bello e il cattivo tempo, nel senso di avere sia una roadster che una coupé nello stesso momento.

La Mercedes SLK viene offerta al gentile pubblico in diverse varianti motoristiche: al suo lancio la prima generazione (R170) monta motori a quattro e sei cilindri, nessuno diesel e tutti con cambio a 5 rapporti, con potenze che variano da 136 a 193 cv, con accelerazioni da 0 a 100 km/h in tempi compresi tra i 7 e gli 8 secondi: le versioni allora più apprezzate sono la SLK 230 Kompressor (2.3 lt, 136 cv, 231 Km/h) e la SLK 55 AMG, la più performante della gamma (3.2 lt, 354 cv e 250 Km/h, disponibile solo con cambio automatico sempre a 5 rapporti).

Nella primavera del 2000 la R170 beneficia di un restyling, visibile esternamente per i nuovi paraurti anteriore e posteriore, frecce sugli specchietti, fari posteriori leggermente ridisegnati e maniglie porta in tinta; meccanicamente, la nuova SLK R170 presenta un nuovo motore V6 da 3.2 litri e 218 cv di potenza massima. I due motori da 2 e 2.3 litri sovralimentati, vengono rivisti per non sovrapporsi più l’uno sull’altro: in questo modo, il 2 lt Kompressor viene depotenziato a 163 cv, mentre quello da 2.3 lt viene portato a 197 cv.

In più arriva nuovo cambio manuale a 6 rapporti, grazie al quale diventa più bello andare in autostrada.

Mercedes SLK R 171, pulizie di primavera

Ma il restyling vero e proprio arriva nella primavera del 2004, con la seconda generazione della SLK, la R 171. I primi prototipi della seconda generazione della SLK (Sigla MB: R171) vennero avvistati negli ultimi mesi del 2003, ma ufficialmente la vettura venne presentata al pubblico al Salone di Ginevra del 2004, e dopo pochi giorni dalla chiusura del salone il 27 marzo 2004 venne avviata la commercializzazione. La versione base, la SLK 200, viene equipaggiata con un motore a quattro cilindri da 1.8 litri sovralimentato, capace di erogare 163 cv, pochini per i tempi di oggi ma più che sufficienti per farsi una gita con i capelli o la pelata all’aria en plein air senza l’ambizione di fare il tempo sul giro. Per gli amanti delle prestazioni, invece, la Mercedes-Benz offre la SLK 350, equipaggiata con un motore V6 da 3.5 lt in grado di erogare 272 cavalli, mentre per gli incontentabili c’è la AMG SLK 55, spinta da un motore V8 da 5.5 lt e una cavalleria da 360 cv, con cambio automatico sequenziale 7G-Tronic (le altre il caro vecchio manuale a 6 marce).

Dal punto di vista estetico, una delle principali novità rispetto alla R 170, oltre alle linee generalmente più morbide e fluide, è rappresentata dal muso, più aggressivo, caratterizzato da una griglia a tre listelli cromati e fari dal design affilato, lontano dalle rotondità dei gruppi ottici anteriori della serie precedente. Idem per il posteriore, decisamente meno squadrato e con gruppi ottici totalmente ridisegnati, con un nuovo paraurti che accentua il look sportivo, con la disposizione degli scarichi più integrata e dinamica. Un’altra differenza significativa è il tetto rigido ripiegabile elettricamente, che qui impiega meno tempo di prima a rientrare nel baule posteriore.

Nel 2005 i mangiakrauti introducono una versione intermedia fra la SLK 350 e la SLK 200, la SLK 280, con motore V6 da 3.0 lt per 231 cv, seguita l’anno dopo dalla SLK 55 AMG Black Series, gemella diversa dalla AMG SLK 55 per la potenza accresciuta da 360 a 400 cv e il tetto fisso in fibra di carbonio.

E, se vogliamo fare i precisini del Kaisr, aggiungiamo che nel 2007, a 10 anni di SLK, arriva l’edizione limitata chiamata Edition 10, presente in Italia in 500 esemplari, con degli splendidi cerchi in lega da 17 con dieci razze brunite come i gruppi ottici posteriori e a scelta (350 esemplari) l’esclusivissima vernice opaca AllanitGrau, oltre al solito nero e al solito argento.

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R 172, da 156 a 421 cv

E alla fine arriviamo all’Anno Domini 2011, quando la R171 viene tolta dal listino e sostituita con la R 172, disponibile in varie versioni, dal pacioso motore 1.8 da 156 cv all’irruento motore della SLK 55 AMG Performance M152DE55 da 421 cv.

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Una delle novità che balzano subito all’occhio è la griglia anteriore con due grandi prese d’aria che caratterizzano l’estremità superiore del cofano, con la grande stella a tre punte che campeggia al centro inframezzata da una sottile barra cromata. La SLK terza serie è dotata di serie di ASR , ABS , BAS , ESP , cambio manuale a 6 marce o cambio automatico a 7 marce 7G-Tronic Plus con indicatore del punto di cambiata e sistema start-stop automatico ECO Start-Stop, infatti all’epoca ci stiamo pericolosamente avvicinando ai tempi odierni dei talebani green anti auto e le grandi aziende automobilistiche ovviamente si adeguano all’andazzo.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.
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