Cinema e Motori

Puma GTV: la macchina che ti montavi da solo come un mobile IKEA

Storia di un Gatto che è diventato un Puma

Cos’hanno in comune Lino Banfi, Adriano Celentano e Renato Pozzetto, a parte l’aver lavorato con le più belle donne dello spettacolo italiano?

Una Puma GTV. La sportiva costruita da Adriano Gatto nel 1979 appare infatti nelle prime sequenze del film trash del filone commedia sexy L’insegnante al mare con tutta la classe (1980) con Lino Banfi, Alvaro Vitali e una Annamaria Rizzoli da togliere il respiro, in quello meno scollacciato Mani di velluto (1979) con Adriano Celentano e una splendida Eleonora Giorgi e infine in Questo e quello con Renato Pozzetto (1983).

Nell’insegnante al mare con tutta la classe la Puma GTV sfreccia per le vie di Roma nei primi cinque minuti del film fra battute memorabili di Lino Banfi e inquadrature insistenti sulle stripes e la scritta PUMA GTV bella grossa al cofano anteriore, nell’altro ha invece un ruolo di comparsa in un quartiere periferico di Milano, dove fa subito una brutta fine:

 

Mani di velluto (1979) di Castellano e Pipolo – la Puma GTV del protagonista viene smantellata. Di Micap – VHS, Pubblico dominio, it.wikipedia.org

La storia della Puma GTV è la storia di un’impresa italiana, anzi di un imprenditore, che ha avuto frequenti contatti con il cinema.

Prendevi un Maggiolino, buttavi la carrozzeria e ne chiedevi al Gatto una in vetroresina

Il papà della Puma (e di vetture come ad esempio il celeberrimo Dune Buggy del film Altrimenti ci arrabbiamo con Bud Spencer e Terence Hill) si chiama Adriano Gatto, fondatore della casa automobilistica romana Puma, specializzata, fra il 1969 e il 1994 e poi nei Duemila, nella realizzazione e produzione di kitcars: prendevi un Maggiolino, buttavi la carrozzeria e ne chiedevi al Gatto una in vetroresina.

Potevi anche seguire il materiale d’istruzioni nella scatola di montaggio che ti arrivava insieme a tutto il resto in treno. Volevi una Puma? Telefonavi al Gatto, inviavi un assegno e lui te la consegnava. E se volevi delle personalizzazioni, nessun problema: cercavi qualche vecchia gomma di una Formula 1, qualche sedile anatomico di una vettura da rally e taaac, come si diceva a Milano.

Prendevi 4 gomme vecchie di una F1, un paio di sedili da rally e taaac

Per questa ragione, Adriano Gatto non è mai stato considerato dai puristi un vero e proprio costruttore, ma chi se ne frega: lui ebbe un’idea geniale, a partire dal semplice nome del suo primo modello, il Dune Buggy Gatto Spider Spiaggia del 1969.

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La dune buggy Puma

«Perché non lo facciamo in Italia?». Detto, fatto

Galeotto fu il viaggio negli Stati Uniti nel 1969 insieme ad alcuni amici, dove Adriano Gatto scoprì il Dune Buggy: «Perché non lo facciamo in Italia?». Detto, fatto: prima il Dune Buggy col motore del Maggiolino (quello di Altrimenti ci arrabbiamo), poi il Puma GT (1973, versione sportiveggiante del Dune Buggy, con motore Volkswagen 1200 cc, velocità massima 130 Km/h, scarichi cromati e a richiesta hard top con apertura porte ad ali di gabbiano), seguito dal Puma GTV con motore Alfa Sud (1979), una jeep (Puma Ranch, 1400 cc, 120 Km/h con motore posteriore e baule davanti) e altri modelli per 25 anni, fino all’ultima creatura degli anni Duemila, una “macchinetta” Tiger per 14/16enni spatentati, sportiva, larga e bassa, con gomme maggiorate e motore di uno scooterone Suzuki da 85 Km/h.

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Puma GTV in una scena di Mani di velluto

La Puma GTV aveva una forma sinuosa e sportivissima, spettacolare con quella particolare apertura dell’abitacolo che nel film Lino Banfi commentava così: «Si chiude in sottovuoto spinto!».

E infatti entravi sollevando il “coperchio” dell’abitacolo, che si spostava in avanti ad arco.

Montava un motore Volkswagen da 1200 cc e sembrava una Lamborghini

Alta 1.100 mm e larga 1.800 mm, era una replica su licenza della Kit Car Nova della inglese Sterling, disegnata da Richard Oakes. Prodotta in 100 esemplari, montava un 1200 di un Maggiolino (!), ma con le evoluzioni successive la cilindrata arrivò a 1500 permettendo al bolide di raggiungere i 200 all’ora.

Alla GTV seguì infatti la GTV 033, sempre su autotelaio Volkswagen con motore Alfasud da 1200 cc per 190 Km/h; successivamente entrò in produzione il modello 033 S che differiva dalla 033 per il diverso design della carrozzeria (in parte simile al GTV) e manteneva invece invariata la motorizzazione, fino ad arrivare al 1500 sempre motorizzata Alfasud.

Adriano Gatto, vero genio del marketing e precursore del product placement

Vero genio del marketing e precursore del product placemnt (come quando la BMW piazzò la Z3 in mano a James Bond), sfruttò le forme originali e accattivanti delle proprie vetture, a partire soprattutto dal Dune Buggy, per promuoverle attraverso l’industria cinematografica, che si rivelò una vera e propria pubblicità direttissima per la ditta: la Puma GT compare per un attimo nella scena della nuvola che perseguita Fantozzi a bordo della sua tragica Bianchina, mentre vediamo la Puma Dune Buggy nei film La ragazza fuoristrada (1973, con Zeudi Araya) e I padroni della città (1976, con Jack Palance), ma solo in Altrimenti ci arrabbiamo è la protagonista indiscussa.

 

Adriano Gatto cedette il marchio alla Ford nel 1994, non per ragioni commerciali ma ahilui legislative. L’omologazione di vetture fatte in casa come l’IKEA dovette scontrarsi col muro invalicabile della Motorizzazione Civile.

Solo nel 2014, in occasione del Secondo Meeting Puma Club Italia, presentò la sua ultima creatura con marchio Tiger a propulsione elettrica, la macchinetta di cui vi abbiamo parlato qui sopra.

La Puma GTV era un modello raro già all’epoca, figuriamoci adesso, ma qualche esemplare acquistabile si trova ancora.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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