Auto-Storia: i modelli più significativi

Maserati Biturbo Spyder, che bella scoperta!

Disegnata da Zagato, presentata al Salone di Torino nel 1984, entra in listino nell'estate 1985

Se vuoi fare la Maserati dei poveri devi farla bene: l’idea di Alejandro De Tomaso era più che ottima (e senza tempo: Berlusconi anni fa buttò lì l’idea di una Ferrari junior come vettura entry level e del resto la Porsche ha fatto la stessa cosa con la Porsche dei poveri cioè la 718 Cayman); l’idea di Alejandro De Tomaso, dicevamo, è stata buona, perché la Biturbo è andata via come il pane nonostante le noie tecniche che la rendono poco affidabile e per la non eccelsa qualità dei componenti.

Matthias v.d. Elbe, CC BY-SA 3.0 creativecommons.org, via Wikimedia Commons

Interno ricco mi ci ficco

Mr.choppers, CC BY-SA 3.0 creativecommons.org, via Wikimedia Commons

Ma la sorella a cielo aperto derivata, la Maserati Spyder (con la y, per vezzo, per esotismo, vai a sapere) non ha di questi problemi, anzi la dotazione è ricca: radica per volante (regolabile in profondità oltre che in altezza), plancia, cambio e freno a mano, rivestimenti in pelle di qualità e Alcantara e varie regolazioni elettriche (ma non per la capote, retraibile a mano), insomma è tutt’altro che la Maserati dei poveri.

Arriva 12 anni dopo l’ultima scoperta, la Maserati Ghibli e segna in un certo senso un grande ritorno nel listino “topless” della casa del Tridente. E’ più corta della derivata Biturbo, il che la rende più guidabile ma anche più scorbutica, monta motori che vanno dalle cubature V6 2000 da 180 cv (per non scontentare i clienti italiani e non far contento il fisco italiano) a 2.500 e 2800 con potenza da 190 e 250 cv rispettivamente, pensate soprattutto per il mercato extra Europa e nello specifico USA (con la possibilità di ordinare una Spyder automatica).

La disegna Zagato

Vetatur Fumare via Flickr

La disegna Zagato a Terrazzano di Rho (Milano), le scocche le assembla Embo a Torino, che poi le spedisce a Modena, dove vengono aggiunti i componenti meccanici.

Viene presentata al Salone di Torino nel 1984 e messa in listino nel luglio 1985, in piena estate: ha un posteriore filante, una capote perfettamente integrata e non ci piove dentro, caso non scontato per una macchina scoperta.

2 posti secchi ma dietro ci stanno anche 2 nani

Matthias v.d. Elbe, CC BY-SA 4.0 creativecommons.org via Wikimedia Commons

Più corta di 11,4 cm rispetto alla coupé, la Biturbo Spyder è omologata per due persone ma non è un due posti secchi, dal momento che dietro i sedili ci sono due elegantissimi cuscini per i nani.

Upgrade pochi ma buoni

Matthias v.d. Elbe, CC BY-SA 4.0 creativecommons.org, via Wikimedia Commons

Nel corso del tempo e fino alla sua definitiva uscita dai listini (1992) riceve piccoli e lievi upgrade estetici: nel 1988 viene ammorbidita la cornice della mascherina, i gruppi ottici anteriori vengono alloggiati in un vano grigio scuro e vengono irrobustiti i paraurti che i cerchi, mentre per gli interni la rifinitura interessa plancia, sedili e pannelli porta. In quello stesso anno arriva il modello da 2.8 litri e 250 cv pensato soprattutto per il mercato USA. Nel 1989 il Tridente entra nell’orbita Fiat (che detiene il 49% del capitale, per salire al 100% nel 1993).

Il tocco di Marcello Gandini

NearEMPTiness, CC BY-SA 4.0 creativecommons.org, via Wikimedia Commons

Nel 1990 arriva un’altra piccola modifica, tutt’altro che radicale, con la integrazione dei fendinebbia nello spoiler anteriore, mentre nel 1991 nel 1991 sparisce il nome Biturbo (pertanto da questo momento la Maserati “topless” si chiama semplicemente Maserati Spyder i) e le migliorie estetiche hanno il nome (almeno per la sua parte: sua sarà la Maserati Shamal) di Marcello Gandini, che realizza un particolare spoiler alla base del parabrezza (gli altri upgrade riguardano i fari anteriori più sottili, paraurti più alti, cerchi a sei razze, specchietti retrovisori).

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Nel 1992, ultimo anno di vita della Spyder, gli interventi a livello di design riguardano ancora una volta la mascherina (più larga e più bassa e in tinta con la carrozzeria) e i gruppi ottici anteriori, che adesso sono “sdoppiati” nel senso che quelli esterni diventano circolari. Cambiano anche i cerchi, che adesso sono a sette razze circolari.

La Maserati Biturbo Spyder è un oggetto da collezione per palati fini: al di là dei gusti soggettivi e delle intenzioni individuali, la serie più apprezzata è quella dell’ultima generazione, probabilmente perché più affinata rispetto alla già raffinate versioni precedenti.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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