Auto-Storia: i modelli più significativi

Seven dalla Lotus alla Caterham e ritorno (al presente)

Lotus Seven: due posti secchi, motore, cambio. Parabrezza e finestrini optional: less is more e comodità portami via

La Lotus Seven era la macchina di Patrick McGoohan nella serie tv inglese The Prisoner, andata in onda nel 1966-1967: era targata KAR 120C e fu lo stesso McGoohan a scegliere il modello (una S2).

Si trattava della Lotus Seven, un’auto sportiva scoperta a due posti secchi, piccola, semplice e leggera, prodotta dalla Lotus tra il 1957 e il 1972. L’aveva progettata il fondatore della Lotus, Colin Chapman e all’inizio ebbe un grande successo di vendite, grazie alla sua attrazione come auto da strada che poteva essere utilizzata per le corse.

Due posti secchi, cielo in testa e aria in faccia

Super Seven dalla Lotus alla Caterham e ritorno (al presente)
1958 Lotus Super Seven Series I, Sicnag, CC BY 2.0 creativecommons.orglicensesby2.0, via Wikimedia Commons

Nata come modello “entry-level”, più economico della barchetta Seven Eleven per i più raffinati (il punto di partenza fu il suo telaio a traliccio tubolare), era alimentata da un motore a quattro cilindri in linea da 1.172 cc. La Lotus Seven S2 di The Prisoner la sostituì nel 1960, per poi essere integrata dalla Lotus Super Seven S2 del 1961, che montava un motore Ford Classic da 1.340 cc modificato da Cosworth, quindi un motore di una certa importanza, che nei modelli successivi sarebbe passato da 1.498 cc a 1.599 cc.

La Seven S3 arrivò nel 1968, finché nel 1970 Lotus la cambiò con la Serie 4 (S4), con un guscio in fibra di vetro più squadrato che sostituiva la maggior parte della carrozzeria in alluminio. A causa dell’imposta sugli acquisti di allora, questa vetturetta era fornite come kit di montaggio, quindi senza il surplus fiscale che si sarebbe applicato se vendute in forma assemblata (poi dicono delle diavolerie del fisco italiano, bah…), ma una volta che la Perfida Albione aderì alla CEE (1 gennaio 1973), venne adottato il sistema dell’IVA e quindi metodo Ikea bye bye.

Hai voglia a ridurre i costi. Ma arriva Caterham

Super Seven dalla Lotus alla Caterham e ritorno (al presente)
2017 Caterham Seven 355S, By Mr.choppers – Own work, CC BY-SA 3.0, commons.wikimedia.org

Ma a parte questa nota folkloristica, perché tutti questi cambiamenti in così pochi anni?, si chiederanno i miei piccoli amici. La ragione è semplice: non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca, non puoi essere troppo giovane e troppo vecchio insieme, insomma o fai una macchina spartana o ne fai una urbana, non puoi fare mezzo e mezzo. Simpatica, era simpatica, con quelle ruote mezzo scoperte con sopra i parafanghi tipo quelli delle moto e quelle mezze portiere che ti facevano fantasticare di stare su una moto, ma per gli aficionados delle corse andava troppo piano e chissà forse non sembrava né cattiva né raffinata. Ecco perché, dopo il successo iniziale nel 1957, la Seven non spiccò mai veramente il volo delle vendite. Hai voglia a ridurre i costi e innalzare la produzione, hai voglia a ridisegnare e a metterci le cose che prima non c’erano (leggi: tetto e parabrezza), se un modello non tira non tira e chiudi la baracca. E infatti.

Less is more

Super Seven dalla Lotus alla Caterham e ritorno (al presente)
Superlight 620R, @TempleofSpeed

Dopo che la Lotus terminò la produzione della Seven, la Caterham fondata da Graham Nearn, già concessionaria dal 1967, ne acquistò i diritti a partire dal 1973 e iniziò a produrre la S3 basandosi sul design originale, produzione che continua tutt’oggi secondo la filosofia spartana delle origini: less is more, quindi un paio di sedili, motore, cambio, parabrezza e finestrini optional, 500 kg e qualche cosa, monta un tre cilindri Suzuki turbocompresso da 80 cv (Caterham 275) o un 1.6 quattro cilindri Ford da 136 cv (Caterham 275), per uno zero-cento in 5 secondi, che scendono a 4,8 con il 2.0 cc Ford da 175 cv della Caterham 355 e a tre e mezzo con la 485 da 240 cv. E non finisce qui, perché per i più esigenti c’è la serie Superlight, che va dalla R400 alla Superlight 620R, con motore Caterham Powertrain Duratec 2.0 sovralimentato da 311 cv, per uno zero-cento in 2,79 secondi e una velocità massima di 250 km/h. Il tutto rispettando, si direbbe quasi con commozione, il corredo di una volta, con i parafanghi anteriori bombati e la replica degli interni come le auto sportive britanniche negli Anni Settanta.

Avanti c’è posto

Super Seven dalla Lotus alla Caterham e ritorno (al presente)
By Vauxford – Own work, CC BY-SA 4.0, commons.wikimedia.org

Insomma, di Caterham Seven ce n’è per tutti i gusti e quasi per tutte le tasche. Certo, comodità portami via, bagagliaio anche no e sicurezza zeru tituli, ma in fin del conto chissenefrega, vuoi mettere una giornata d’estate al lago mentre gli altri si danno arie su una vasca da bagno (leggi T-Roc Cabriolet)?

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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