Auto-Storia: i modelli più significativi

Lotus Exige 20th Anniversary, quella comoda

Che bella, colorata e con il clima di serie!

Se dici Exige dici Lotus e se dici Lotus dici Colin Chapman, ma forse non tutti sanno che in mezzo ci stanno anche Ritorno al futuro e la DeLorean, insieme ad Agatha Christie e a un po’ di James Ellroy.

Calma!, come direbbe Beppe Cruciani della Zanzara. Andiamo per (dis)ordine.

Ci sono un inglese e un americano…

Bene, come nelle migliori barzellette (ma questa non lo è) ci sono un inglese e un americano. Per la precisione, un morto inglese che forse non muore, una bustina di coca che (forse, pare, si dice) l’FBI infila nella giacchetta di un americano, badilate di sterle governative che spariscono insieme al morto e l’effetto suolo in F1.

Ri-calma! Montiamo in macchina, cioè sull’ultima creatura in casa Lotus, la Exige 20th Anniversary e andiamo a sbattere contro il palo della luce, anzi incontro alla storia.

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@LotusSilverstone

La Lotus Exige 20th Anniversary si chiama così perché è il modello realizzato dalla casa di Hethel per festeggiare i vent’anni della Exige, nata nel settembre 2000 come versione chiusa e incattivita della Elise.

Per la precisione, la 20th Anniversary deriva dalla Exige Sport 410 (cioè 410 HP, cavalli vapore che nitriscono in inglese), a sua volta derivata dalla Exige Cup 430, nata con engine swap, cioè sostituzione del motore originario con un altro più potente cioè il propulsore della Lotus Evora GT430, un V6 di 3.5 litri di origine Toyota.

Lotus Exige: Dì alla tua fidanzata di tenere la borsa per terra

Volante verticale e cambio manuale a sei rapporti ravvicinati, due posti secchi, sospensioni dure come il marmo, zero optional o rivestimenti da fighetti. Se volete uscire un weekend con la fidanzata dovete dirle di tenere la borsa per terra, nel baule non entra un cazzo ed è inutile cercare l’autoradio, perché il motore posteriore si fa sentire sempre e se fate il giro al lago in estate non lamentatevi del caldo, il clima non c’è perché la Lotus Exige è un’auto da pista fatta per la strada, in compenso parcheggiarla è facile, essendo lunga 3,80 metri.

Questa invece è la Lotus Exige comoda

Ecco, questa in estrema sintesi la descrizione di una Exige, rispetto alla quale la 20th Anniversary ha qualche comodità in più, soprattutto estetica: quelli che prima erano optional ora sono di serie, cioè autoradio DAB, clima, cruise control, volante in Alcantara, mentre gli extra sono le finiture in fibra di carbonio, la batteria più leggera (“Aggiungere potenza fa correre forte in rettilineo, togliere peso ti rende veloce ovunque“, diceva Colin Chapman, di cui parleremo fra poco) e lo scarico in titanio.

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@LotusSilverstone

Altre novità estetiche sono le prese d’aria laterali, le protezioni in trucioli pietra nera davanti alle ruote posteriori, il logo “20” a lato dell’ala posteriore e il figurino della suddetta Exige col 20th Anniversary ricamato sui sedili, mentre le vernici disponibili sono Arancione Cromato, Blu Laser, Rosso Calypso, Giallo Zafferano, Nero Motorsport e Argento Artico.

Numeri per i motoristi: 3.5 V8, 415 cv e 420 Nm di coppia.

Numeri per i ricchi: la Lotus Exige 20th Anniversary costa 79.900 sterle cioè 89.078,57 euro al cambio attuale.

Effetto suolo ma anche effetto bara

Un’auto da pista per la strade, s’è detto. E dalla corsa arriva la storia: l’effetto suolo lo ha inventato il patron della Lotus, Colin Chapman, ingegnere, pilota che ha vinto poco e imprenditore che ha visto lungo (per il mondo delle auto, meno per quello degli uomini, come si vedrà).

Exige 20th Anniversary
Di Mike Powell from United States – Lotus 79 at Lime Rock – 3, CC BY-SA 2.0, commons.wikimedia.org

Veloci e pericolose, ma nun gliene po’ fregà de meno

L’ossessione per la leggerezza (che fa guadagnare velocità in ogni condizione) viene da lui, per l’uso di una tecnologia che sfrutta l’effetto suolo (tecnologia vietata in gara a partire dal 1983: veloci erano veloci, ma quelle auto erano anche troppo pericolose per i piloti), con la realizzazione alla fine degli anni Settanta delle cosiddette wing car, cioè la Lotus 78 prima e la Lotus 79, guidate da Mario Andretti .

Le sigarette sulla F1 ce le ha messe lui

Ma anche il marketing applicato alla F1 arriva da Colin Chapman: vedere oggi la pubblicità della Red Bull è normale, meno quarant’anni fa. E’ stato proprio lui a intuire i vantaggi derivanti dalle sponsorizzazioni non necessariamente di settore: i meno piccolini tra noi forse ricorderanno quella scritta John Player’s Special sulle fiancate delle F1.

In questo senso, oltre che un ottimo ingegnere, Colin Chapman è stato anche un ottimo fund raiser.

Colin Chapman con Mario Andretti. Suyk, Koen / Anefo / neg. stroken, 1945-1989, via Wikimedia Commons

Fa una polizza sulla vita e poi muore

Ma la fame di soldi ti fa perdere la testa. Colin Chapman muore ufficialmente il 16 dicembre 1982 per arresto cardiaco, poco tempo dopo aver fatto una visita medica per una polizza sulla vita con i Lloyd’s di Londra.

Ma se la salute è buona, il portafogli lo è di meno: dal 1978 è in affari con John DeLorean (sì, proprio lui, quello della macchina di Ritorno al futuro) per realizzare una macchina sportiva (sì, proprio la DeLorean di Ritorno al futuro) in uno stabilimento pagato dal governo di sua Maestà, cioè dai contribuenti britannici.

Come fosse entrato in rapporto col governo non è difficile immaginarlo: in fin del conto le influenze e le relazioni servono a questo, a partire da un certo livello in su.

emanuele beluffi, drivenride
Colin Chapman – John Delorean – By Source, Fair use, en.wikipedia.org – Raimund Kommer – Author, CC BY-SA 3.0, commons.wikimedia.org

Chi li ha visti?

Ma alla fine i soldi ballano e di vetture DeLorean se ne vedono poche. E che fine hanno fatto Colin Chapman e John DeLorean?

Dopo la liquidazione della sua azienda nel 1982, DeLorean passa guai giudiziari per traffico di cocaina, vicenda dalla quale esce grazie agli avvocati che convincono il giudice che a mettergli la cocaina in tasca sarebbe stata l’FBI, con agenti che si sarebbero spacciati (appunto) per venditori di droga. Muore nel 2005 per un ictus, ma da tempo ha abbandonato il mondo dell’auto.

Quanto a Colin Chapman, i rumors alternativi lo hanno dato esule (o fuggitivo, dipende dai punti di vista) in Brasile con una plastica facciale almeno fino ai primi anni Duemila.

Se tutto questo è vero: che squallore, per quattro lire in più dei sudditi di Sua Maestà. Se invece è falso: Colin Chapman è come Jim Morrison.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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