Auto-Storia: i modelli più significativi

Alfa Romeo Duetto, l’ultima creatura di Pininfarina

Osso di seppia, Coda tronca, Spider, Duetto: in qualunque modo lo dici, dici made in Italy

Nel 1967 sulle note di Simon & Garfunkel diventa una star del cinema nel film Il Laureato, con Dustin Hoffman e Anne Bancroft: da lì la scritturano per altre 300 pellicole per il grande e piccolo schermo. La superstar in questione è l’Alfa Romeo Duetto 1600, presentata al Salone di Ginevra nel marzo ’66, coeva della 124 Sport Spider e anch’essa costruita da Pininfarina, che farà in tempo a vedere la sua ultima creatura perché morirà di lì a poco.

Duetto “al cioccolato”… ma anche no

Alfa Romeo Duetto, l'ultima creatura di Pininfarina
@museoalfaromeo

Il nome Duetto viene quasi subito rimpiazzato per beghe legali perché è lo stesso di una merendina al cioccolato della Pavesi, ma rimane nel linguaggio corrente a denotare la Spider italiana per eccellenza – insieme alla 124 Sport Spider, ca vans san dire.

Osso di seppia, Coda Tronca o Spider, è sempre lei nonostante gli upgrade: l’Alfa Romeo “Duetto” rimane in produzione per quasi trent’anni fino al 1993, con più di 120mila vetture che escono dalla fabbrica.

La disegna Aldo Brovarone con la supervisione di Franco Martinengo e il nome “osso di seppia” deriva proprio dalla particolarità della sua forma a ellisse, con muso e coda arrotondati, laterali convessi e linea di cintura molto bassa. Si basa sulla meccanica della Giulia con passo accorciato e monta il motore della Sprint GT Veloce: 4 cilindri bialbero da 1.570 cm³, 108 cavalli, velocità massima di 185 km/h e un peso a secco di meno di 1.000 chili. La prima serie resta in produzione fino al dicembre 1967, quando al 1600 segue il 1750 (Alfa Romeo Spider Veloce; nel 1968 si affianca la versione per il mercato USA).

Dall’Osso di seppia al plasticone

E a proposito, all’epoca quelli del Biscione vogliono strafare: per il lancio della Spider in USA organizzano una crociera durante la quale, sul ponte della turbonave italiana Raffaello, mettono in mostra tre esemplari della nuova Spider, verde, bianco e rosso (verrebbe da dire bianco rosso e verdone!), mentre a bordo invitano vari vip del mondo dello spettacolo, dello sport e della moda, tra cui Vittorio Gassman, Rossella Falk e la soprano Anna Moffo, per un viaggio da Genova a New York con scalo a Cannes per il Festival del Cinema: quando si dice la potenza del Made in Italy.

L’ Osso di seppia resta in produzione pochino, nel ’69 esce di scena per essere sostituita dalla Coda tronca (1969-82) con motori 1300 e 1750 (nel ’72 torna il 1600.) Alla terza generazione (1982-89) prende il nome Aerodinamica, è il prodotto di una serie di studi in galleria del vento e i meno vecchi di noi ce l’hanno ben presente per via di quel plasticone montato sul posteriore, esteticamente sgradevole ma non altrettanto per il portafogli di chi, oggi, desidera una Spider d’epoca del Biscione (anche se la più ambita dai collezionisti è l’Osso di seppia).

“Duetto” ultima serie, bentornata eleganza

Stefan Bauer, ferras.at, CC BY-SA 2.5 creativecommons.org, via Wikimedia Commons

All’inizio degli anni 90 è l’ora della quarta e ultima serie, quando a livello estetico tornano eleganza e sobrietà con paraurti in tinta integrati e coda armonizzata al corpo vettura (1600 carburatore doppio corpo da 106 cv e 2000 a iniezione elettronica da 122 cv).

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.
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