Se l’Alfa Romeo avesse commercializzato la versione Sbarro della 155, vagonata, o la Issima oggi vivremmo in un modo migliore, avremmo un ricordo in più di quando l’estetica oltre alle dimensioni contava. Eppure lo studio di una station wagon basata sulla 155 e di una superlativa roadster furono ordini ufficiale Alfa Romeo commissionati a Franco Sbarro, a dimostrazione di quanto la gente credesse nella serietà del suo Centro Espera, la scuola di design automobilistico da lui fondata a Pontarlier nel 1995 (Espace Sbarro Pédagogique d’Etudes et de Réalisations Automobiles, queste le parole dell’acronimo) per dare ai giovani talenti la possibilità di realizzare i loro sogni nel mondo dell’automobilismo.
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La 155 Sbarro vagonata e quell’Alfa superlativa…
Ma l’Alfa Romeo 155 Q4 station wagon e la Issima sono solo due dei modelli più iconici inventati da questo maestro dell’innovazione italiana, nato a Presicce nel cuore del Salento il 27 febbraio 1939 (nome completo Francesco Zefferino Sbarro), diplomatosi al liceo classico e partito per la Svizzera all’età di 18 anni, dove rapidamente dimostra il suo talento nel settore automobilistico prima con la tedesca Borgward (la casa automobilistica che durante la Seconda Guerra Mondiale produce veicoli pesanti per la Wehrmacht e nel dopoguerra tenta di tenere il passo di Opel e Mercedes finendo però nel ‘61 in bancarotta) e poi con la scuderia svizzera fondata da Georges Filipinetti, dove mette a punto le auto da corsa del team AC Cobra, Ferrari P3 e Ford GT40 e costruisce anche la sua prima automobile, la coupé Filipinetti, basata sul progetto di una VW Karmann Ghia con motore da 1600 cm3.
1968, Sbarro mette su il suo atelier. Come un artista…
Come un artista, Franco Sbarro nel 1968 mette su il suo atelier (“Atelier de Construction Automobile”) dove svolge la sua attività a Grandson di progettista bizzarro di concept car e prototipi di auto (e moto), assemblando automobili di sua progettazione e unendo componenti meccaniche di motori di serie a carrozzerie da lui disegnate, come la succitata 155 vagonata, o l’Alfa Romeo Sbarro Diva presentata al Salone di Ginevra del 2006 come erede della Alfa Romeo 33 Stradale (rimasta allo stadio prototipale perché i boss della casa madre decidono di puntare sulla 8C Competizione). Alfa ma non solo.
Sbarro mette le mani sulla BMW, con la replica della 328 presentata nel 1974 al Salone di Ginevra, uno dei tanti modelli più iconici della vasta gamma di veicoli progettati e costruiti e replicati da Sbarro, come la replica della Bugatti Royale, che nel 1979 costa la cifra esorbitante di 300.000 franchi svizzeri: sei metri di lunghezza, quasi 2,5 tonnellate, due motori Rover accoppiati tra loro, ovvero 16 cilindri e 320 cavalli, un esercizio ripetuto nel 1996 sulla Alfa Romeo Issima, con l’accoppiamento di due Alfa Romeo 164 monoblocco 6 cilindri da 3 litri per ottenere il motore 12 cilindri
Golf Turbo Sbarro: come mostrare le terga al semaforo ed essere felici
Ma il modello forse più divertente da lui realizzato è quella Golf Turbo commissionatagli nel 1982 da un riccastro che voleva unire le sembianze pop della Golf allora in auge con la potenza di una Porsche: detto fatto, Sbarro toglie i sedili dietro e ci piazza un motore mutuato dalla 911 Turbo che fa toccare alla Golf i 250 orari, mentre davanti piazza il serbatoio da 100 l al posto del motore, per equilibrare i pesi 50 e 50. Ma l’aspetto più caratteristico di questa Golf Turbo è il sistema idraulico di sollevamento del retrotreno, fruibile in questa modalità anche durante la guida…
Sbarro è un nome familiare nei circoli automobilistici, nel marzo 2013 Franco Sbarro ha festeggiato la sua 40esima partecipazione al salone di Ginevra, rassegna nella quale è diventato ormai immancabile. Oltre alle repliche della BMW 328 e della Bugatti Royale, la sue repliche più iconiche includono la Lola T70, la Ferrari P4. La qualità della sua lavorazione artigianale è confermata dai numerosi modelli, sia pezzi unici che piccole serie e, non contento di progettare e costruire automobili superbe, Sbarro si dimostra anche geniale inventore, come quando nel 1989 presenta un nuovo tipo di ruota senza mozzo, un nuovo concetto di telaio, il Dual Frame, ovvero una ruota con il motore al centro.