Auto-Storia: i modelli più significativi

Mazda MX5 Miata: è lei la roadster perfetta?

L' MX-5 prima serie ha superato i 30 anni e raccoglie sempre più appassionati

Pensata sul finire degli anni settanta dal giornalista Bob Hall di Motortrend, è divenuta realtà nel 1989. Arrivata ormai alla quarta serie, nel 2016 si è aggiudicata il Guinness World Record con un milione di esemplari prodotti diventando la due posti sportiva più venduta di tutti i tempi.

Ispirata alle piccole spider inglesi e italiane degli anni sessanta e settanta, la Mazda MX5 è la naturale evoluzione delle classiche Alfa Romeo Duetto, Fiat 124 spider, Triumph Spitfire, MG-B e Lotus Elan dalla quale riprende le forme arrotondate e filanti.

Quanto costa una Mazda MX5 Miata?

L’ MX5 prima serie ha superato i 30 anni, va dai 2 (per una vecchia carriola ndr.) ai 10.000 Euro per un esemplare in ottime condizioni e con un chilometraggio decente. Ne sono state prodotte un’infinità quindi i prezzi sono ancora accettabili anche se ormai in giro se ne vedono sempre meno a causa delle norme antinquinamento sempre più stringenti.

MX5 originale o modificata per i track days?

Si! Originale e Si! modificata…

É un auto perfetta così com’è ma è anche la base perfetta da preparare per i track days, per il drifting o semplicemente per divertirsi con i capelli al vento. In rete si trovano siti specializzati nella fornitura di parti racing per la MX5 ma modificandone l’estetica si rischia di peggiorarla. Per tutto il resto che dire, qualche cavallo in più e un ritocchino alle sospensioni non guastano, senza esagerare…

 

Esteticamente la Lotus Elan e la Mx5 MIata sono due facce della stessa medaglia. I progettisti Mazda e ancor prima Bob Hall si sono ispirati fortemente alla Lotus Elan. L’intento dei progettisti era quello di prendere tutto il meglio dalle classiche due posti inglesi e italiane per costruire la sportiva perfetta. Ci sono riusciti? Direi che ci sono andati molto vicini.
La trazione posteriore, il differenziale a giunto viscoso e le sospensioni indipendenti sulle quattro ruote ne fanno un’ottima base per il drifting e non solo.
Anche il motore vuole la sua parte. La prima serie, in vendita in Europa dal 1990, un anno dopo rispetto al lancio in Giappone, montava un motore 1.600 cc da 115 CV a iniezione con un estetica ispirata al bialbero Alfa Romeo nella foto.
Una Miata prima serie con guida a destra. 

    Bob Hall, il padre della Mazda MX5 Miata

    In questo video Bob Hall racconta “the funny story”, la storia della genesi del progetto Mx5, una storia da film…

    Sono considerato il padrino della Miata ma non mi sento a mio agio con questo titolo. Preferisco essere considerato un ragazzo che ha fatto il suo lavoro… Il vero padre della Miata è Toshiko Hirai…”

    Come spiega nel video, l’ex giornalista Bob Hall nel 1978 ebbe l’occasione di intervistare Kenichi Yamamoto, che allora era l’ingegnere supervisore dello sviluppo dei motori rotativi Mazda Wankel (partito dalla linea di montaggio di Hiroshima della Toyo Kogyo (poi Mazda) Yamamoto è diventato presidente dell’azienda nel 1984 ndr.). In quel frangente Yamamoto chiese a Bob, come esperto del mercato americano, su cosa avrebbe dovuto concentrarsi Mazda dopo la Rx7. Bob gli propose quello che aveva in mente proprio in quel periodo: una piccola sportiva a basso costo con motore anteriore e trazione posteriore. L’allora supervisore del progetto Wankel RX7 gli mostrò una “Poker face” e rispose con un secco “Ok” senza aggiungere altro.

    Due anni più tardi Bob fu assunto in Mazda come PR e fu destinato al design center in California. Mentre lavorava ad un pickup Mazda della serie B, chino sulla sua scrivania si sentì battere due pacche sulla spalla. Era Mr. Yamamoto, arrivato dal Giappone in visita alla sede USA che chiese a Bob a cosa stesse lavorando. Senza attendere risposta gli disse che piuttosto che lavorare ad un pickup avrebbe dovuto concentrarsi sul suo progetto di sport-car a due posti (Bob ammette che in quel momento si era completamente dimenticato dell’aneddoto di due anni prima).

    Un paio di ore dopo venne chiamato in direzione dal suo responsabile americano: Yamamoto in persona aveva chiesto di far lavorare Bob al suo progetto di sportiva leggera. Il responsabile americano acconsentì al cambio di mansione alla condizione che Bob lavorasse al progetto fuori dall’orario di lavoro. Dal giorno dopo e per sette anni Bob lavorò al suo progetto tutti i giorni dalle sei alle 8 di mattina, dalle 13 alle 14 e dalle 17,30 in poi.

    Il suo concept prevedeva che l’auto avesse caratteristiche di guida da sportiva tradizionale, che fosse divertente, leggera e semplice da guidare, magari con il vento tra i capelli. In poche parole il concept non prevedeva fronzoli.

    Parte dei dirigenti Mazda non accettò immediatamente il progetto sostenendo che la Fiat aveva appena ritirato la 124 spider dal mercato americano e che l’Alfa Romeo vendeva appena 2000 Duetto all’anno. Il progetto veniva considerato un esperimento, un training per la produzione della nuova versione della Rx7. Si arrivò molto vicino all’abbandono quando Toshiko Hirai, project manager Mazda si disse pienamente convinto che la Mx5 sarebbe stato un fallimento (si sbagliava). Solo dopo aver visto il modello in argilla le cose cominciarono a cambiare nella visione dell’azienda.

    Bob dice che Hirai, pur convinto delle proprie opinioni, era un personaggio incredibile, non aveva nessuna remora nel chiedere pareri e nel tenerne conto, aveva un atteggiamento costruttivo e si appassionò all’idea di creare un auto che rispettasse in toto le aspettative del cliente. Il motto di Hirai era Jinba Ittai (人馬一体) è il termine nipponico che rappresenta il concetto di fusione perfetta tra cavallo e cavaliere. Questo era lo spirito con cui venne progettata e costruita la Mx5 Miata ed è per questo che Bob lo considera il “vero” padre della Mazda Mx5.

    Leggi anche: Moto e Wankel: le 10 moto a motore rotativo

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    Redazione Drive'n'Ride

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