La 190 Evo nasce per permettere alla Mercedes degli anni 80 di mungere quel settore di pubblico e clientela che grosso modo potremmo identificare nel ceto medio, magari ceto medio tendenzialmente alto, ma sempre medio, che rappresenta una nicchia di mercato così importante da non lasciare in pasto tutta a Audi e BMW: ecco perché alla fine del 1982 viene presentata la W201, la Mercedes 190 appunto, compatta, elegante e raffinata, disegnata ad arte da Bruno Sacco: disponibile inizialmente con alimentazione a carburatore (190) o a iniezione (la 190 E), poi seguita dalla 190 D, 190 D 2.5, 2.3 E e 2.6 E, è uno dei modelli di maggior successo della casa di Stoccarda. E pensare che all’inizio non ha nemmeno la quinta marcia!
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Mercedes 190 Evo I, è l’ora della rivoluzione
Ma con la BMW M3 Sport Evolution in giro, alla Mercedes-Benz intuiscono che non possono più vincere con la normale 190E 2.5 16V. E’ il momento dell’evoluzione. E qui si parla di quei modelli stradali ad alte prestazioni derivati dalla 190 che ancora oggi fanno venire la bava alla bocca agli amatori: le 190 Evo I e II, uscite nel 1989 e nel 1990 rispettivamente.
Motore, freni e sospensioni rivoluzionate, 190 Evo I viene presentata al Salone di Ginevra nel marzo 1989. Monta un nuovo motore da 2,5 litri da 204 cv e 235 di velocità massima e si distingue dalla sobria 190 per il bodykit esuberante, minigonne, splitter anteriore, passaruota allargati e un alettone sulla coda, regolabile. Tra marzo e maggio 1989 ne fanno 502 esemplari per l’omologazione nel DTM (Deutsche Toerenwagaen Meisterschaft, il supertursimo tedesco), dove arriva al terzo post con Kurt Thiim e al quinto con Klaus Ludwig.
Mercedes 190 Evo II, l’affare s’ingrossa
La Mercedes 190 Evo II arriva l’anno dopo, al Salone di Ginevra del 1990. E’ il massimo della tamarraggine per pochi acquirenti facoltosi, costa 115.259,70 marchi e viene prodotta anch’essa in 502 esemplari, sempre per l’omologazione nel DTM. Tra parafanghi allargati e minigonne, la Evo II Non ha quasi più nulla della raffinata 190 disegnata da Bruno Sacco. E’ disponibile solo nel colore nero e ha uno spropositato alettone sul posteriore (realizzato del centro Ricerche Mercedes-Benz di Sindelfingen, che ha sviluppato l’aerodinamica della Evolution II con l’Università di Stoccarda) dotato di una superficie retrattile per ottimizzare la deportanza, mentre all’anteriore presenta uno spoiler regolabile in due direzioni. Praticamente sembra appena uscita dalla pista per un giretto sulla strada. Rispetto alla più sobria Evo I dell’anno prima, la Evo II ha il telaio rinforzato, monta cerchi a 6 razze da 17 e freni maggiorati, naturalmente ha più cavalleria (da 194 a 235 cv, 181 Nm di coppia), fa i 250 Km/h e copre lo 0 / 100 in 7,1 secondi. Il cambio è a 5 marce con la prima in basso come sulle auto da corsa.
Nella stagione 1992 del DTM, ha conquistato il primo, il secondo e il terzo posto in campionato.
Le Evo I e II le abbiamo viste con Lewis Hamilton e Toto Wolff sulla pista vuota di Silverstone: