“Sono due i principali ostacoli alla conoscenza delle cose: la vergogna che offusca l’animo e la paura che, alla vista del pericolo, distoglie dalle imprese. La follia libera da entrambe. Non vergognarsi mai e osare tutto: pochissimi sanno quale messi di vantaggi ne derivi“.
Nessuno, meglio di Erasmo da Rotterdam e del suo elogio della follia, può introdurre la Covini C6W, la clamorosa supercar a 6 ruote realizzata da Covini Engineering di Castel San Giovanni in Piacenza ispirata alla Tyrrell P34, in Formula 1 nel ’76 e ’77: quattro ruote sterzanti all’avantreno, più piccole di quelle al posteriore (ruote anteriori da 16 pollici con pneumatici 215/45-16; posteriore 20 pollici con pneumatici 345/25-20). Pensata per la pista? Non proprio: frenata, stabilità e confort, sicurezza sul bagnato (aquaplaning ciao ciao) e sullo sconnesso, questi gli obiettivi primari.
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6 ruote che rompono gli schemi
Covini C6W è una supercar che, al momento della sua presentazione nel 2004, rompe gli schemi: “Ce l’ho sempre avuta in mente una vettura a sei ruote da quando ho visto la Tyrrell P34 nel 1973, ma durante gli anni quest’idea si è trasformata perché, se prima volevo fare la “6 ruote” per scopiazzare la Tyrrel, pian piano capii i vantaggi delle 4 ruote anteriori e il mio progetto si distanziò dal loro. Infatti la Tyrrel voleva risolvere un problema aerodinamico (e tuttalpiù di una migliore frenata) sostituendo le due ingombranti ruote anteriori con quattro ruote che erano quasi da go-kart. Per la mia il problema era completamente diverso: i miei obiettivi erano soprattutto la sicurezza, sia attiva che passiva, e il comfort. Infatti la macchina è molto confortevole soprattutto sullo sconnesso perché, se una ruota finisce in una buca, l’altra sostiene il peso della vettura. Il risultato è una notevole attenuazione delle sollecitazioni nell’abitacolo rispetto ad una vettura usuale“.
Così parlò l’ingegner Ferruccio Covini, classe ’48, nato ad Arena Po, docente universitario e consulente aziendale, lo potremmo definire rinascimentale per il suo impegno culturale a 360 gradi che passa dalla tecnica all’umanesimo: suo è il libro Via Emilia 33, un romanzo ambientato nelle zone della “motor valley” italiana negli anni ’50 e ’60 (“Gli anni passano, i motori cambiano, come il lento incedere del tempo che trasforma tutte le cose“) e sua è la Covini Engineering, azienda fondata nel 1978 con cui ha sviluppato prototipi in collaborazione con Chevrolet, Pirelli, Momo, Brembo, Bosch fra gli altri e il Politecnico di Milano.
Covini C6W, la sicurezza prima di tutto
Una delle sue meraviglie è la Covini C6W: due posti secchi, coupé “targa”, motore V8 4200 cc di derivazione Audi, 440 cv, 1150 Kg, trazione posteriore transaxle, cambio manuale a 6 marce, telaio in acciaio con rinforzi in fibra di carbonio, carrozzeria in vetroresina, più di 300 Km/h, 0-100 in 3,9 secondi.
La lampadina a Covini si accende nel 1974, ma la tecnologia dell’epoca non ne rende possibile la realizzazione: poco male, passa alla T44 Soleado del 1978 (quattro ruote motrici, carrozzeria a pannelli modulari intercambiabili a superfici piane), seguita dalla B24 Sirio nel 1982, la prima auto diesel pronta per la produzione a raggiungere i 200 km/h (ma c’era anche una certa Renault Fuego, che andava più piano ma era un turbodiesel di serie davvero).
Perché sei ruote? “Il mondo delle supercar è un mondo difficilissimo. Riuscire anche solo a mettere fuori la testa significa scontrarsi con giganti. L’asso nella manica possono essere solo vetture tanto innovative da attirare finanziamenti e capitali per la ricerca“, ha detto l’ingegner Covini e qui ritroviamo quel rapporto genio rinascimentale/ follia da cui siamo partiti e alla memoria di quegli artisti dell’età umanistico rinascimentale che avevano trovato nei Signori dell’epoca i committenti per le loro imprese d’arte. Covini è un po’ tutti e due, artista e ingegnere, artista e imprenditore. Genio e follia, sempre calcolata.
E per il cambio gomme?
Certo, quando bisogna fare il cambio gomme durante il cambio stagione son sassate, ma del resto che volete che sia, Covini C6W è l’unica supercar a 6 ruote presente sul mercato, basta sganciate 300.000 euro.