Moto-Storia

Ace Cafè, dove nasce il mito Cafe RACER

L'Ace Cafe, la "base operativa" dei fast and furious a due ruote della swinging London ora è una meta di aficionados

Nato nel 1938, l’Ace Cafe era il punto di ristoro dei camionisti sulla North Circular Road di Londra. Poi venne la guerra, la rinascita nel dopoguerra e infine la consacrazione nei favolosi anni Sessanta. Chiuse proprio alla fine dei Sixties, ma riaprì nel 1997 e da allora, via autorità istituzionali, lo hanno elevato al rango di luogo di interesse storico locale (già che c’erano potevano potenziarlo a luogo di interesse storico).

Quei fast and furious con le moto cafe race

È l’Ace cafe (che in italiano diciamo bar), punto di ritrovo e simbolo di quella cultura giovanile a metà fra musica e motori, i rockers, giovani degli anni Sessanta (quegli stessi anni Sessanta che anche in Italia furono una rinascenza economica) che agivano all’insegna del motto Ton Up Boys (da ton-up, capace di raggiungere più di 100 miglia orarie), compravano una moto, la elaboravano e facevano il loro fast and furious tra un cafe e l’altro lungo le arterie stradali allora non intasate di traffico e aree pedonali.

Ace Cafe London Ltd – Facebook

Guidavano moto cafe racer, nate proprio in Gran Bretagna nel dopoguerra, erano moto low cost deprivate di appendici esterne per renderle più aerodinamiche e si chiamavano “cafe” perché erano parcheggiate di fianco a un tavolo di un caffè all’aperto.

Born to be wild

Rappresentavano la nuova generazione che si scrollava di dosso le polveri della guerra e, come in ogni epoca di crisi, catalizzarono un’attitudine di rottura col recente passato: erano i nuovo ribelli, un po’ come James Dean qualche anno prima, con la differenza che non diventarono delle superstar e nessuno di loro morì guidando una Porsche 550 Spyder sulla California State Route 46, molto più modestamente prendevano magari il ferro del nonno, lo modificavano e facevano i fenomeni al bar: non dimentichiamo che era l’epoca della ricostruzione economica postbellica e la classe lavoratrice stava meglio (o meno peggio, dipende dai punti di vista) di prima.

La loro “bad attitude” non prese piede come Easy Rider, probabilmente quella manciata di anni dal ’68 fece la sua parte, ma certamente Dennis Hopper gli deve qualcosa.

Cafe racer: parola d’ordine modificare

In principio era la moto britannica: Triumph, Norton, Bsa, Ajs, Matchless e Vincent opportunamente alleggerite e modificate per gareggiare su strada.

Manubrio abbassato e montato sottosopra, telaio tagliato, teste abbassate e scarico rimosso per metterne uno autocostruito e già che c’erano, siccome con le modifiche la posizione del motociclista era ingobbita allora via anche il sellino, sostituito con uno più consono alla guida di una persona sola al comando del mezzo.

In questi anni nasce anche la moto ibrida. Nel senso di ibridazioni tra telai e motori di marchi diversi con nomi mitologici come TriTon (da motori Norton montati su telai Triumph o viceversa), TriBsa, NorVin.

Oggi la cultura cafe racer rimane in voga e sempre più appassionati e piccole officine si cimentano nella costruzione di moto personalizzate più o meno “street-legal”.

Da qualche anno anche i marchi più blasonati propongono “ferri” di questo genere, come Ducati, Harley Davidson e Honda e val la pena ricordare che Benelli fu la prima in Italia a produrre una moto cafe racer nel 1972.

@Benelliclubnederland – Facebook

Altro che i monopattini da sfigati

Reg Mckenna from New Malden, UK, CC BY 2.0 creativecommons.org, via Wikimedia Commons

I rockers vestivano tipo alla Marlon Brando, jeans, giubbotto di pelle (il famoso chiodo dei metallacci degli anni 80), stivaletti, casco aperto e occhiali da aviatore e fazzoletto al collo e la loro musica era quel rock’n’roll importato da Elvis, Gene Vincent, Eddie Cochran, Chuck Berry, erano gli acerrimi nemici dei mods (come nel film e omonimo album degli Who, Quadrophenia ndr.), che alla moto preferivano lo scooter tipo Nanni Moretti. Per il loro stile di vita i rockers rappresentavano quello che agli occhi del politicamente corretto di oggi è aberrante come un rutto: allora c’erano le moto cafe racer e oggi ci sono i monopattini.

Ace Cafe London Ltd – Facebook – Ph. #Kalpachev

Londra val bene una bevuta

Magari l’Ace cafe non è nulla di straordinario oggi, ma se hai la malattia della moto allora Londra val bene una bevuta – di birra e caffè.

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.
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