Nomen omen: per i latini, indicava che il nome era un presagio, il destino era racchiuso nel nome. Qualche anno più tardi arrivò un’altra locuzione, meno aulica, ben più prosaica e figlia dei tempi… Basta la parola!
Qualunque sia l’origine o la collocazione storica di questi due aforismi, assegnare un nome, che sia per un neonato, un prodotto o un’auto, è la cosa più difficile. Perché il nome una persona se lo porta appresso tutta la vita, il nome identifica un prodotto e, spesso, ne decreta il successo.
Nella nostra società globalizzata, poi, le variabili linguistiche e/o dialettali diventano un ulteriore paradigma da considerare con attenzione e, spesso, un nome od un fonema possono essere letali una volta introdotti in un’altra cultura o linguaggio: il significato universalmente positivo o corretto è difficile da partorire.
Le automobili non fanno eccezione: quante volte il nome di un modello di auto è stato fonte di equivoci e critiche, fino al punto da costringere la casa automobilistica a declinarlo in maniera diversa, a seconda del mercato nazionale di riferimento, o addirittura a modificarlo tout court?
In questo articolo
Il naming delle automobili
Vediamo insieme alcuni di questi nomi di auto, curiosi o bizzarri e che talvolta sono anche stati fonte di ilarità o imbarazzo.
I nomi di auto curiosi: animali, numeri, strade, monete…
Uno dei temi più cari ai creativi delle case automobilistiche, è quello della fauna: numerosissimi i modelli con nome di animale. Dalle Ford Cougar, Puma, Scorpio, Mustang, Taurus e Falcon, alla Dodge Viper, dalle Fiat Topolino e Panda alla Renault Kangoo, senza tralasciare la Hyundai Pony, la Nissan Bluebird e la Porsche Cayman; vi sono poi le Opel Mantra e Tigra, le Seat Panda e Leon, le Volkswagen Maggiolino (Kafer), Lupo, Fox e Beetle: un vero e proprio Caravanserraglio che affolla ed ha affollato le nostre strade …… Senza scordare tutte le auto il cui “cognome” è Jaguar!!!
Curiosa è la scelta di Peugeot di affidare sistematicamente la nomenclatura ai numeri (forse così è sicura di non sbagliare mai !!!), mentre improvvida ci sembra quella di Toyota di aver adottato il nome Isis per il suo MPV da 7 posti, tanto più che il primo esemplare uscì sul mercato nell’anno 2004, cinque anni dopo la fondazione dell’omologo movimento islamico. A tal proposito molti si sono chiesti se ci sia un legame col fatto che il movimento stesso utilizza quasi esclusivamente pick-up Toyota Hilux: è solo una coincidenza ma il Governo Americano, in passato, ha voluto vederci chiaro.
Altri esempi curiosi? Honda That’s (perché chiamare un’auto “Quella è”?), la CIVIC che deriva dall’acronimo CVCC che significa “Combustione controllata da un vortice nel compound (seconda camera di scoppio)” oppure la Suzuki Cappuccino o ancora la Mazda Mx5 Miata che pur essendo nipponica è stata progettata in america e porta un nome che sembra giapponese ma è di origine tedesca e significa “premio”.
Lancia si è distinta per nomi legati all’alfabeto greco, come Delta o Ypsilon, o in passato con modelli che prendevano spunto dalla grandi strade consolari, come Aurelia, Appia, Flaminia e Flavia ma… anche la Lancia non volle essere da meno e, qualche anno fa, mise sul mercato la Dedra, che però nei mercati anglosassoni suonava come “dead rat” (topo morto !!!).
Per restare in Italia, molto romantico il connubio Alfa ROMEO con il modello GIULIETTA …. o la scelta, da parte di Fiat, di caratterizzare i propri veicoli commerciali con un afflato di economia, legandoli alle antiche monete: Fiorino, Marengo, Penny, Talento, Scudo, Ducato e Doblo’.
Le auto dai nomi ambigui
Ambigui, invece, taluni nomi, se declinati con alcuni dialetti italiani; abbiamo così la Ssangyong Musso, che in veneto fa pensare che i Due Dragoni (significato coreano di Ssangyong) si siano trasformati in un asino, oppure la Volkswagen Jetta, che a Napoli e dintorni fa pensare ad un auto da buttare, o infine all’Opel Mokka, che per l’acquirente pugliese è un’offesa “a mammete”.
Un paio di altri esempi di nomi, il cui significato diventa inappropriato nei mercati di lingua ispanica: la Chevrolet Nova fa pensare ad un auto che “no va”, cioè non va bene, mentre la Nissan Moco ricorda le deiezioni nasali!!!
Nei mercati di lingua francese, quanti modelli potrà vendere Audi col suo nuovo SUV completamente elettrico denominato e-tron, visto che foneticamente suona come “stronzo”?
Curioso anche come gli americani (statunitensi) ironizzino sul nome FIAT, declinandolo come l’acronimo di Fix It Again Tony (riparalo ancora Tony), partendo dal presupposto che molti italo-americani si chiamano Tony ed equivocando sull’affidabilità dei modelli di produzione della storica marca torinese.
I nomi di automobile equivoci
Abbiamo, infine, una lunga lista di nomi dal significato equivoco o addirittura volgare o imbarazzante. La Daihatsu Naked agli anglosassoni fa pensare alla “nudità” mentre Fiat dovette cambiare il nome della famigerata Ritmo, sempre nei mercati anglosassoni, in quanto il ritmo, “the rhythm”, ha anche il significato di ciclo mestruale.
La Ford Escort e la Mazda Laputa ricordano, a tutti ed in particolare agli spagnoli, il mestiere più antico del mondo, mentre l’Opel Ascona (berlina prodotta tra il 1970 ed il1988, così denominata prendendo spunto dall’omonima cittadina del Canton Ticino) nella penisola iberica identifica i genitali femminili.
L’anatomia la fa ancora da padrona prendendo in considerazione l’Honda Jazz, monovolume Classe B giapponese; in diversi mercati venne denominata Fit, ma fortunatamente non in Norvegia e Svezia, dove al contrario il nome dell’auto, tradotto in lingua locale, sarebbe stato Honda Vagina!!!
Per concludere, altre due denominazioni “a sfondo sessuale”; la Buick La Crosse ha avuto un’ottima risposte di vendite in Canada, ma sotto la denominazione di Allure, perché il termine “la crosse”, in francese del Québec, significa masturbazione e truffa, mentre la Mitsubishi Pajero venne ribattezzata, nei paesi di lingua spagnola, in Montero, in quanto in quell’idioma il verbo “pajar” è una metafora per indicare la masturbazione maschile.
Un dubbio: ma se tutti questi nomi stravaganti, ambigui e talvolta volgari fossero studiati apposta, dalle divisioni marketing delle Case Automobilistiche, per far parlare sempre più di questi modelli? Ai posteri l’ardua sentenza.
Quello che è certo, è che il motto “Basta la Parola“, che serviva ad identificare una nota marca di confetti lassativi, parimenti e spesso identifica molto validamente anche la natura ed il nome di alcuni modelli di automobili testè analizzati. Come dicevano i latini: Nomen Omen!