Auto-Storia: i modelli più significativi

MG F, la roadster inglese per tutti e per nessuno

Niente giappo e mangiakrauti siamo inglesi 

Ora produce SUV piuttosto anonimi e compatte un po’ bolse, ma una volta si distingueva come un dandy rispetto alla plebaglia: faceva automobili sportive, spider per la precisione, caratterizzate da quell’inconfondibile aura british che le faceva emergere alla vista rispetto alle altre.

Ferrari e Lamborghini? Nah, roba da poveracci

Non suscitavano quegli “oh” di ammirazione dei passanti quando vedevano una Ferrari o una Lambroghini, perché erano appariscenti senza imporsi, erano come una bella donna che attrae a sé per la sua esuberante bellezza senza che debba muovere un dito.

Stiamo parlando dell’inglese MG, acronimo che sta per Morris Garages, la casa automobilistica della perfida Albione che, fosse stata gestita da manager capaci, avrebbe potuto dettare lo stile non solo ai (brevissimi) tempi d’oro ma anche dopo.

emanuele beluffi, drivenride, nìmg, mgf
Crwpitman CC BY-SA creativecommons

Morris Garage era la concessionaria di mister Morris, appunto, un costruttore di automobili inglese che vide giusto, come ogni inglese quando si tratta di distinguersi: fare auto sportive di una certa classe e non necessariamente per clienti miliardari. Bellissima la MG B del 1962 e ancor di più la MG B GT versione coupè della stessa.

Poi, i casini: cambi di proprietà dell’azienda, produzione di modelli non memorabili fino a un soprassalto di dignità tra la fine dei Novanta e i primi Duemila con la MG F e la MG TF e poi…i cinesi.

Sì, i cinesi si sono comprati pure questa

Sì, i cinesi si sono comprati pure questa, la MG: credo che il signor Morris, dall’al di là, al momento della cessione abbia avuto la stessa reazione di Gianni Agnelli quando la FIAT è diventata una FCA senza la i in mezzo.

frame da video La nona porta (The Ninth Gate), Roman Polański, 1999

O come Jacques Dacqmine nel film di Roman Polanski La nona porta quando Johnny Depp gli frega il Don Quixote di Joaquin Ibarra per quattro lire senza che lui possa farci niente.

E’ un vero peccato che la MG F non esista più e si corrano rischi acquistandola di terza o quarta mano (credo sia impossibile trovarne una usata che abbia avuto un solo proprietario), come è capitato al sottoscritto, senza che ciò lo abbia fatto mai pentire della follia.

Sì, perché occorre essere follemente innamorati e fregarsene delle magagne pre-viste ma non viste. Io, quando la vidi esposta nel parco auto di un rivenditore, non ci pensai due volte e gli (s)vendetti la mia Clio nuova per un’MG F 1.8i VVC bianco avorio del 1997.

Non era appariscente, era una elegante sportiva inglese. Punto.

La MG F nacque nel 1995 e quando venne presentata al Salone di Ginevra colpì per la sua eleganza discreta. Non era appariscente, era una elegante sportiva inglese. Punto.

Era la risposta inglese alla Mazda MX 5, ma nello stesso tempo si rivolgeva a una precisa fetta di pubblico, quello meno attratto dai modelli popolari, come appunto la Mazda MX5, ma anche le Mercedes SLK e BMW Z 3 ed era quanto di più vicino si potesse immaginare alla macchina di James Bond senza farsi svenare per averla (e senza pensare alla Lotus: altro pianeta, pur sempre inglese).

Trazione posteriore, montava un motore Rover (il marchio MG, dal 1995 al 2000, era di proprietà del Gruppo Rover) serie K in posizione centrale posteriore da 1600 e 1800 cc, più il 1800 i da 120 cv, più il 1800 VVC da 145 cv.

emanuele beluffi, drivenride, nìmg, mgf
SG2012 CC BY (httpscreativecommons.orglicensesby2.0)

1995-2001, questi gli anni di vita della MG F prima della sua evoluzione in MG TF, durante i quali l’inglesina chic cambia poco: un’edizione LE Abingdon nel 1998 particolarmente pregiata, la 75 LE nel 1999 tributo per il 75esimo anniversario della casa madre, la Model Year del 2000 e nel 2001 un’edizione da 160 cv con la serie limitata Trophy 160.

Signove, gvadisce un covdiale? Come emergere dalla plebaglia motorizzata

Non era una supersportiva cattiva: era una sportiva di classe alla guida della quale emergevi dalla plebaglia motorizzata e chi se ne frega se gli interni non erano quelli delle concorrenti tedesche.

2002: ciao ciao eleganza retrò, arriva la versione simil Tokyo Drift

Nel 2002 arriva la MG TF e cambia molto: il frontale, per esempio, perde quell’aura elegante dei fanali retrò con dei nuovI gruppi ottici un po’ Tokyo Drift e anche il posteriore cambia, irrigidendosi nelle linee.

Non basta che non le abbian tirato il collo

Di MG F e TF usate ce ne sono a bizzeffe: è importante studiare bene, prima di fiondarsi lì e, soprattutto, verificare quelle due o tre cose che si possono verificare a occhio e orecchio, prima fra tutte che all’esemplare su cui stiamo puntando gli occhi non gli abbiano tirato il collo.

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Rudolf Stricker CC BY-SA creativecommons.org

Altri aspetti da considerare subito: tappezzeria (se il modello che vi piace non ha l’hard top) e guarnizioni. In generale è bene andarci col nostro meccanico di fiducia: ha uno sguardo meno emotivamente coinvolto e non si trova nella nostra condizione mentale, che è la stessa di quando perdiamo la testa per una splendida donna sapendo che ci potrebbe dare (anche) qualche problemino, perché l‘azienda ora è cinese, produce tre SUV, una compatta e una vagonata, sta al di là della Manica, non ha filiali in Italia e se avete bisogno di un pezzo di ricambio fate prima a portarla dal meccanico di fiducia di cui sopra.   

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Emanuele Beluffi

Giornalista pubblicista, già responsabile di redazione presso Il Giornale OFF, spin off culturale del quotidiano il Giornale, editor di CulturaIdentità, conservatore presso Fondazione Sangregorio Giancarlo.

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