Itinerari

On the road con Jack Kerouac, si può fare anche oggi?

Tecnicamente sì, basta metter via il telefono e trovare una Hudson Commodore del 1949 o una Cadillac Limousine

Rifare il viaggio di Jack Kerouac oggi è tecnicamente possibile, ma sarebbe molto diverso rispetto a quello vissuto dall’autore negli anni ’40 e ’50

Se fossimo elettori di Donaldone Trump, indossando l'iconico berretto rosso con su scritto lo slogan MAGA (Make America Great Again) diremmo che gli USA sono un grande Paese
By Gage Skidmore  CC BY-SA 2.0 

Se fossimo elettori di Donaldone Trump, indossando l’iconico berretto rosso con su scritto lo slogan MAGA (Make America Great Again) diremmo che gli USA sono un grande Paese.

E ogni volta che qualcuno ha cercato di descriverlo , che si trattasse di Charles Dickens o di Mark Twain, lo ha fatto mettendosi in cammino. Come quelli della Beat Generation degli anni ’40 a New York, che saltavano le lezioni per ascoltare jazz e discutere del loro ruolo nell’America della Guerra Fredda e poi partivano, mica per il fronte.

On the road su una 124 Spider alle Cinque Terre

La bibbia della cultura beat è “On the Road”, il romanzo scritto su un rullo di carta lungo oltre 36 metri e in gran parte autobiografico di Jack Kerouac, che racconta una serie di viaggi senza una meta precisa compiuti tra il 1947 e il 1950 attraverso Stati Uniti e Messico.

Kerouac nel libro è l’io narrante Sal Paradise, insieme a figure che diventeranno centrali nel movimento della Beat Generation come William S. Burroughs e Allen Ginsberg. Qualcuno dirà: rifacciamo i suoi stessi viaggi! Mica facile: Kerouac, in diversi casi, aveva sostituito i nomi di piccole località con nomi di fantasia. Però però alcune tappe ci sono e chi ama il rischio e la libertà può decidere di rifarli, senza le illusioni dello stesso Kerouac che ci riprovò nel 1960 ma fallì, scoprendo che le nuove autostrade avevano bypassato molte delle città che aveva attraversato un decennio prima. Ma se c’è una lezione che i Beats possono insegnarci sui viaggi, è che ogni viaggio offre nuove opportunità. Perché “On The Road” non è solo un libro di viaggi, ma un’odissea moderna che esplora il desiderio di libertà e il bisogno di trovare un significato in un mondo sempre più alienante. E ‘fanculo le ZTL.

Le auto di Jack Kerouac “On The Road”

Nel romanzo di Jack Kerouac gli spostamenti avvengono in autostop e mezzi pubblici, ma le automobili sono fondamentali nel simbolismo del viaggio e della libertà, come la Hudson Commodore del 1949, un macchinone 8 cilindri 150 Km/h che beveva come una spugna, la Cadillac Limousine del 1947 usata per andare da Denver a Chicago nel terzo viaggio di On the Road o la Ford Sedan del 1937 «con lo sportello di destra scardinato e legato alla carrozzeria», usata per andare a Città del Messico nel quarto viaggio.

Le tappe di “On The Road”

fonte DHARMA beat – A Jack Kerouac Website

È possibile oggi viaggiare sulla strada con lo stesso spirito? Questa la mappa farlocca di Kerouac, qualora qualcuno volesse fare l’impresa…

Il primo viaggio conduce Sal da Paterson, New Jersey, fino a San Francisco, sulla costa opposta. Partendo con soli cinquanta dollari, Sal attraversa gli Stati Uniti fermandosi in diverse città, tra cui Chicago, Omaha e Denver, fino a raggiungere Marin City, vicino a San Francisco, località che Kerouac chiama Mill City.

Ma la delusione lo attende anche a San Francisco, e così Sal riprende la strada del ritorno. Lungo il cammino, incontra Terry, una donna di origini messicane con cui inizia una breve relazione. I due si recano nella città natale di lei, Sabinal, in realtà Selma, in California, per lavorare nei campi. Tuttavia, questa vita non fa per lui e, dopo aver lavorato duramente, decide di tornare a New York, abbandonando Terry e il sogno di una vita diversa.

Il secondo viaggio inizia durante le festività natalizie, quando Sal, insieme a Dean, la sua fidanzata Marylou e Ed Dunkel, parte da Rocky Mount, in North Carolina, con destinazione finale San Francisco. Lungo il percorso, il gruppo attraversa Washington DC, New Orleans e il Texas, ospitati anche da Old Bull Lee, pseudonimo di William S. Burroughs, fino a raggiungere nuovamente la costa occidentale.

Nel terzo viaggio, Sal, in preda alla solitudine e alla depressione, raggiunge Dean a San Francisco. Qui, però, Dean è immerso nei suoi problemi personali, con due donne che si contendono la sua attenzione: Camille, incinta, e Marylou. I due decidono di fuggire nuovamente verso New York, fermandosi brevemente a Detroit, dove Dean spera di ritrovare il padre perduto. Il viaggio si conclude a Long Island, nella nuova casa della zia di Sal.

Infine, l’ultimo viaggio porta Sal e Dean in Messico. Dopo aver attraversato il Texas e superato il confine, i due si dirigono verso Città del Messico, passando per località come Gregoria e Limon, nomi che nascondono in realtà città esistenti. Il viaggio si conclude nella frenetica e caotica Mexico City, simbolo finale di un percorso di ricerca e disillusione.

Rifare il viaggio di Jack Kerouac oggi è tecnicamente possibile, ma sarebbe molto diverso rispetto a quello vissuto dall’autore negli anni ’40 e ’50, quando gli USA non avevano ancora sviluppato il sistema di autostrade interstatali moderno. Kerouac viaggiava su strade statali e percorsi più tortuosi, spesso fermandosi in piccole città. Però molte di quelle strade esistono ancora. Kerouac aveva descritto una cultura americana di frontiera, libera e un po’ selvaggia, con personaggi bohémien, beatnik e outsider.

Oggi, la cultura è molto più regolata e commercializzata, specialmente nelle grandi città e  il viaggio non avrebbe la stessa magia, non foss’altro che per l’imprevedibilità, che oggi tra smartphone e reel su Instagram e Tik Tok non sarebbe le stessa cosa di 70 anni fa. Nemmeno trovando  una Hudson Commodore del 1949 o  una Cadillac Limousine, come quella del romanzo…

On the road con Jack Kerouac, si può fare lo stesso viaggio oggi (4)
By Greg Gjerdingen from Willmar, USA – 1947 Cadillac Series 75 Fleetwood, CC BY 2.0, commons.wikimedia.org

Rifare lo stesso viaggio di Kerouac è certamente possibile dal punto di vista geografico, ma l’esperienza sarebbe molto diversa, del resto l’essenza del viaggio di Kerouac non stava tanto nelle destinazioni, quanto nell’incontro con persone uniche e nella ricerca di qualcosa di più profondo.

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Redazione Drive'n'Ride

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