Alfa Romeo SZ e RZ, molti le hanno viste, pochi le hanno guidate

Realizzate da Zagato e disegnate da un architetto. Risultato: oggetti di design. Dal cuore chiamato "Busso"...

A distanza di più di 30 anni le Alfa Romeo SZ e RZ valgono più o meno quanto costavano dal concessionario. Tutti gli esemplari nascosti attualmente in qualche garage (e che magari prendono un po’ d’aria il sabato e la domenica, quando sulle strade ci sono meno servi della gleba) hanno pochi chilometri e quello che ne ha di meno costa più di centomila euri.

Cintura alta e ventre a terra

@szzagatoalfaromeo3000- Facebook

Quando la vedono la prima volta al Salone di Ginevra del 1989 si sbalordiscono un po’ tutti: mai vista una linea così. E i cervelloni dell’Alfa Romeo e del Centro Stile Fiat guidato da Walter de Silva e di Zagato ne hanno ben donde: è fatta da disegnatori e ingegneri insieme, nel senso che è disegnata con tecnologia CAD/CAM, cioè Computer Aided Design e Computer Aided Manifecturing per rimediare velocemente alle cappellate in fase di realizzazione.

A livello cintura sembra tagliata con l’accetta, mentre il parabrezza raccordato al tetto forma un arco con il lunotto posteriore. Cintura alta e ventre a terra: con un pulsante, però, la puoi alzare di 7 cm così salvi la coppa dell’olio quando vai sulle rampe.

3.0 V6 “Busso”: lucciconi agli occhi

pyntofmyld, CC BY 2.0 reativecommons.org, via Wikimedia Commons

Il motore è quello che fa luccicare gli occhi agli aficionados: 3.0 V6 “Busso”. Già si è capito di chi stiamo parlando: Alfa Romeo Zagato, cioè SZ (Sprint Zagato) e RZ (Roadster Zagato), nota ai super esperti con nome in codice “Experimental Sportcar 3.0 litres”.

All’epoca, cioè la fine degli anni Ottanta, Vittorio Ghidella, Presidente Alfa Romeo, vuole un’Alfa Romeo sportiva che colpisca al cuore gli appassionati e lasci a bocca aperta gli operatori (e competitors) di settore: mette dunque alla prova i disegnatori, due gruppi, uno guidato da Walter de Silva e l’altro da Mario Maioli e vince quest’ultimo,  un architetto, ecco perché la SZ sembra un oggetto di design, mentre a Zagato va la produzione.

Bisogna far uscire il Biscione dalla tana

Jamieboywiki, CC BY-SA 4.0 creativecommons.org, via Wikimedia Commons

Bisogna far uscire il Biscione dalla tana, la crisi petrolifera è un brutto ricordo e gli anni 90 così futuristici sono alle porte: nasce così, nella manciata di chilometri che separano Rho (Zagato) da Arese, la crisalide che vive fino al 1991 (poi Zagato fallisce) in 1035 esemplari (la SZ) e 278 (la RZ) in un’unica colorazione (rosso con interni beige o nero) ad eccezione dell’esemplare di Andrea Zagato, nero con interni rossi.

Oltre alle rosse c’è di più: gialle

Reinhold Möller, CC BY-SA 4.0 creativecommons.org, via Wikimedia Commons

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Con la versione scoperta invece si sbizzarriscono, perché oltre le rosse c’è di più: gialle. Nasce così un’instant classic, cioè un’auto che è già da collezione. Ma alzi la mano che ne ha vista una che non fosse esposta in qualche stand di qualche fiera: in effetti tutti la conoscono ma nessuno l’ha vista e chi ce l’ha se la tiene ben stretta in garage.

Alfa SZ: una Zagato nel listino della casa del Portello

@szzagatoalfaromeo3000

Il “matrix” è l’Alfa 75. Pianale della 75 IMSA, motore V6 “Busso” della 75 3.0i Quadrifoglio Verde del 1987, per l’occasione i tecnici usano un nuovo materiale termoplastico detto MODAR, una novità per un’auto “di serie” (il virgolettato è d’obbligo) in Italia. Il risultato in concreto è: alluminio per il tetto, fibra di carbonio per l’alettone posteriore e carrozzeria in fibra di vetroresina. Trazione posteriore (l’ultima a trazione “vecchia scuola”, poi arriveranno la 8C nel 2007, la 4C del 2013 e la Giulia del 2015), cambio e differenziale posteriore, Sospensioni anteriori a quadrilatero e posteriori De Dion, motore longitudinale, schema transaxle, 210 cv, 0/100 in 7 secondi, velocità massima 245 km/h e 1.260 Kg di peso: chi la sa lunga storce il naso davanti a questi numeri soprattutto per il peso, tutti gli altri si lasciano guidare dalla passione, perché dicono che questa Alfa Romeo Zagato tenga la strada meglio di un treno sulle rotaie.

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Gli interni sono spettacolari, non sembrano neanche troppo tradire lo stile degli anni 80: cruscotto squadrato come lei e orientato al pilota, manometri al centro e volante sottile a 3 razze. Certo all’epoca il prezzo era un po’ fuori misura, ma queste linee, create più di 30 anni fa, la rendono un oggetto di design, le guardi e zitto, sono eterne. La BIEMVA EMME coi dentoni invece va bene per fare il bullo al bar.

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