Jaguar E-Type oltre Diabolik c’è di più

Per Enzo Ferrari era "l'auto più bella mai realizzata" e infatti è al MoMA di New York

Enzo Ferrari la definì “l’auto più bella mai realizzata, per il Daily Telegraph è in cima alla classifica delle auto più belle della storia e il MoMA di NY l’ha inserita nella proria collezione permanente insieme alle opere d’arte di Picasso e Andy Warhol. E’ stata l’auto di Diabolik, ma l’hanno guidata anche Steve McQueen, Brigitte Bardot, Frank Sinatra, George Harrison, Tony Curtis, Elton Jhon. E’ la Jaguar E-Type, dal fascino immortale.

Jaguar E-Type, altro che Diabolik.  Tutti la conoscono come “la macchina di Diabolik” e infatti è una delle automobili più pop che ci siano, se per pop intendiamo popolare. In realtà non proprio tutti, dal momento che alcuni credono sia una Porsche. Ecco perché urge fare una lezioncina.

Facebook: Diabolik Forum

Enzo Ferrari la definì “l’auto più bella mai realizzata” (“The most beautiful car ever made“, Sean Curtis, Classic Car Review, 1964): era il 15 marzo 1961, giorno del suo debutto sulle scene.

Era la Jaguar E-Type, o Jaguar XK-E per il mercato USA ed evidentemente il Drake fu lungimirante dal momento che il Daily Telegraph nel marzo 2008 l’ha messa al primo posto nella lista delle 100 auto più belle di tutti i tempi “100 most beautiful cars of all time” (telegraph.co.uk/motoring/2751222/The-100-most-beautiful-cars-20-1.html).

Jaguar E-Type, così bella da stare in un museo

Non di auto. Di arte: nella collezione permanente del New York City Museum of Modern Art c’è una E-Type roadster blu, accanto ai capolavori di Pablo Picasso e Andy Warhol. La pagina che il museo dedica alla E-Type è fatta come se si trattasse della pagina di una mostra, con foto dell’opera e bio degli “artisti”. scritto proprio così, “artisti”, con il numero di mostre affrontate: Malcolm Sayer, Sir William Lyons e William M. Heynes.

screenshot da moma.org

E pensare che all’inizia la Jaguar diffidò le sorelle Giussani, le autrici di Diabolik, dal citare la Jaguar E-Type! Non volevano che il loro gioiello fosse associato a un ladro! Quando si dice la lungimiranza eh…E infatti poi illustri sconosciuti tipo Steve McQueen, Brigitte Bardot, Frank Sinatra, George Harrison, Tony Curtis, Elton Jhon ne vollero una…

A proposito di Steve McQueen, leggi anche: La Mustang GT390 Fastback “Bullitt” da 3,7 milioni

Prodotta dalla Jaguar Cars Ltd dal 1961 (l’anno dopo nacque Diabolik!) al 1974, la Jaguar E-Type aveva motore anteriore centrale e trazione posteriore, toccava le 150 miglia orarie (240 km/h) e copriva lo 0 / 100 in meno di 7 secondi. Insomma per l’epoca “cartellava di brutto”, come direbbe il Gasi

Image by Michael Kauer from Pixabay

Non per niente era basata sulla Jaguar D-Type, che aveva vinto la 24 Ore di Le Mans per tre anni di fila a partire dal 1955.

La E-Type era una gran turismo sia coupé che cabrio, a due posti – una versione 2+2 venne lanciata nel 1966.

I successivi upgrade della E-Type vennero ufficialmente designati “Series 2” e “Series 3” per distinguerli dalle prime prodotte, chiamate appunto “Series 1”.

La Serie 1 comprende essenzialmente due categorie: le E-Type prodotte tra il 1961 e il 1964 da 3,8 litri e quelle prodotte tra il 1965 e il 1967 da 4,2 litri, con sedili reclinabili e altri comfort moderni: la Type 1 da 4,2 litri è quella per cui chi se ne intende sbava, ma ci sono alcuni sottotipi piuttosto rari di E-Type Serie 1, come le prime 500 E-Type con le chiusure esterne del cofano. Comunque, comprendendo le E-Type sia con guida a sinistra che a destra, furono costruite in totale 7.828 della Serie 1 da 3,8 litri e 6.749 della Serie 1 da 4,2 litri.

La Serie 1 è la più ricercata dai collezionisti, il suo valore continua a salire, soprattutto dopo il cinquantesimo anniversario nel 2011. La versione cabriolet da 3,8 litri è la più ricercata.

Chi dobbiamo ringraziare per le curve della E-Type?

goodfon.com

Malcolm Sayer, questo il suo nome (insieme a Sir William Lyons e William M. Heynes). Pioniere dell’aerodinamica automobilistica, Sayer fu un matematico molto sensibile al fascino della bellezza, al punto che quando entrò in Jaguar a metà degli anni ’50 diede alla casa automobilistica britannica un certo senso dello stile o, come direbbero gli esteti, le diede quel “certo-non-so-che” che attrae. La E-type nacque dunque grazie all’unione di due cose, la matematica e lo stile. Con un approccio così scientifico forse Malcolm Sayer scoprì la formula della bellezza: linee super pulite, curve eleganti -sia nei modelli coupé che roadster-, con una forma a proiettile perfettamente progettata per tagliare l’aria.

Jaguar E-Type Serie 1 (1961-1967)

I modelli furono inizialmente disponibili come coupé o cabriolet, poi a partire dal 1966 come 2+2 .

La Series 1 può essere riconosciuta dai alcuni particolari:

la presa d’aria anteriore, la bocca, è di dimensioni ridotte (ma leggermente più grande sulla versione da 4,2 litri);
le luci di direzione sono sopra i paraurti;
i due terminali di scarico sono posti sotto la targa posteriore;
i fari anteriori sono dotati di copertura in vetro.

I primi modelli dal 1961 al 1963 avevano un cruscotto e una console centrale in alluminio, nonché sedili avvolgenti e un cambio Moss non sincronizzato . A partire dal 1964, con il passaggio al 4.2 litri, i sedili avvolgenti lasciarono il posto a sedili reclinabili e il cruscotto e la consolle centrale furono rivestiti in vinile nero. Il cambio Moss venne sostituito da un cambio Jaguar completamente sincronizzato.

Jaguar E-Type Serie 1,5,  il coupè 2+2

Par Thomas doerfer — Travail personnel, CC BY-SA 3.0 commons.wikimedia.org

Si tratta di una serie intermedia. Nel Settembre 1966 fece la sua comparsa la versione 2+2 del coupé. Il passo fu allungato di 23 cm e il padiglione rialzato di 5 per accogliere altre 2 persone. In realtà i sedili posteriori erano adatti solo a bambini. La 2+2 segnò una svolta nella produzione della E-Type perché divenne disponibile anche il cambio automatico Borg-Warner Typ8 a 3 rapporti, orientando la vettura più verso il granturismo. Tra il 1967 e il 1968 si ebbe la prima evoluzione, definita  Series 1,5. Queste vetture erano delle E-type Series 1 senza la carenatura in vetro dei fanali.

Jaguar E-Type Serie 2 (1968-1970)

Qui la E-Type  ricevette alcune modifiche tecniche ed estetiche legati essenzialmente  agli standard di sicurezza negli USA , il mercato più grande della Jaguar.

Esteticamente le differenze esterne riguardano soprattutto l’assenza di una carenatura in vetro per i fari, paraurti più avvolgenti e più alti, una presa d’aria più grande per migliorare il raffreddamento e all’interno, un pannello della plancia con interruttori a levetta.

Jaguar E-Type Serie 3 (1971-1975)

Le modifiche riguardano sia l’estetica che la parte meccanica (allargamento della carreggiata), ma è soprattutto l’installazione del motore V12 da 5,3 litri a caratterizzare questa serie.

All’esterno arrivò una nuova calandra cromata che chiudeva la “bocca” ovale ingrandita sulla Series 2, le tre racchette dei tergicristalli divennero 2, scarico a quattro terminali, parafanghi allargati e cerchi in acciaio di serie, ma praticamente tutte montavano le ruote a raggi.

Nel 1975, dopo 14 anni di onorato servizio, la Jaguar E-Type uscì di scena per far posto alla Jaguar XJ-S.

Jaguar E-Type Lightweight, chi l’ha vista?

By MrWalkr – Own work, CC BY-SA 4.0 commons.wikimedia.org

Fra i modelli speciali, val la pena ricordare la E-Type Lightweight. Un passo indietro: con la C-Type e la D-Type che avevano portato a casa cinque vittorie complessive alla 24 Ore di Le Mans e il grande successo di pubblico della E-Type nel 1961, la Jaguar stava conquistando importanti fette di mercato (delle vetture stradali), col risultato però che il settore corse del marchio britannico, un tempo al top, iniziò a perdere posizioni rispetto ai concorrenti. La E-Type era sì un’auto sportiva da strada, era sì (pop)olare, ma era anche troppo “morbida” per le corse. Da qui, nel 1963 e 64, la Lightweight E-Type in serie limitata, che, come dice il nome, era un peso leggero leggero: plexiglass al posto del vetro (a parte il parabrezza, naturalmente),motore di serie da 3,8 litri in alluminio al posto del normale blocco in ghisa, pannelli carrozzeria anch’essi in alluminio rivettati e incollati alla monoscocca per migliorare la rigidità del telaio e via tutte le caratteristiche non necessarie per il comfort: le caratteristiche su riportate, combinate con una parte posteriore più curva e un’inclinazione accentuata verso il parabrezza e l’eliminazione, determinarono per la Lightweight E-Type un’aerodinamica ottimizzata e anche qui Malcom Sayer ci mise lo zampino.

Le prime E-Type Lightweight erano dotate di una versione a rapporti ravvicinati del cambio a quattro velocità, mentre alcune E-Type Lightweight successive erano dotate di un cambio ZF a cinque velocità. Corsero varie gare ma, a differenza delle C-Type e D-Type, non vinsero a Le Mans o Sebring ma ebbero un discreto successo in competizioni minori.

fonte: media.jaguar.com

Solo 12 esemplari su 18 progettati vennero effettivamente costruiti. Gli ultimi sei rimasero nei vecchi registri di produzione, fino al 2014, quando Jaguar ha realizzato sei riproduzioni dell’originale E-Type Lightweight.

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