Citroen DS: storia della nascita di una Dea

La déesse, lo squalo Francese dal design Italiano che Pininfarina si rifiutò di ridisegnare

Dopo la morte di Bertoni, Citroen si affidò a svariati designer, nell’intento di sviluppare ulteriormente l’estetica della DS; tra questi Sergio Pininfarina, che declinò l’invito dicendo: “non si può migliorare ciò che è già perfetto”.

Un importante riconoscimento, da parte di uno dei massimi esponenti del design italiano, ad un altro grande italiano, valorizzato solo all’estero ma che mai rinnegò la sua terra d’origine, del quale tutti gli italiani si innamorarono attraverso le forme delle auto che progettò ma senza sapere che era uno di loro, uno di noi.

La genesi della Citroen DS

Flaminio Bertoni iniziò ad ideare la sagoma della futura DS già nel lontano 1938; doveva, infatti, essere un restyling della Traction Avant ma il progetto venne accantonato subito dopo la guerra, la direzione di Citroen decise di cambiare rotta e di pensare ad un modello totalmente diverso, cioè una nuova “Vettura a Grande Diffusione”: nome in codice VGD. Bertoni così, libero da vincoli, iniziò a dare sfogo alla sua creatività e, in quanto scultore più che disegnatore, iniziò a plasmare la plastilina cercando di dare forma alla sua idea, cioè quella della goccia d’acqua che è la forma che i liquidi assumono per fendere l’aria, quindi la più aerodinamica possibile.

Dal progetto al lancio della Déesse

Terminata la guerra, dedicatosi al perfezionamento ed al lancio della 2CV, riprese lo studio della VGD e, questa volta ispirandosi ad un pesce, scolpì nel gesso la sagoma pressochè definitiva della futura DS19. La vettura che ne risultava, però, era troppo lunga (quasi 6 metri); Bertoni rimise mano al suo progetto con la velocità e la foga che sempre lo avevano contraddistinto.

La forma venne accorciata, riducendo lo sbalzo posteriore e mascherandolo, esteticamente, con i celebri coni che ospitano gli indicatori di direzione posteriori. L’auto fu un successo mondiale, dovuto, oltre che all’estetica ancora una volta rivoluzionaria di Bertoni, alle nuove scelte tecnologiche che caratterizzavano la “DEA” e che ancora una volta erano molto più avanti dell’epoca; basti solo ricordare l’accensione attraverso la levetta del cambio, il freno a mano a pedale che consentiva di avere tre posti comodi anche anteriormente, il cambio automatico, l’assenza del pedale della frizione, le sospensioni ed i freni e lo sterzo servoassistiti mediante impianto oleopneumatico, l’estrema tenuta di strada, maneggevolezza e stabilità in frenata nonostante le dimensioni, l’assetto costante indipendentemente dal carico reso possibile dallo stesso impianto oleopneumatico che comandava la pressione nei pistoni delle sospensioni.

La DS, dopo una preserie dimostrativa di 21 vetture, fu in vendita nei concessionari a partire dall’ottobre del 1955.

Flaminio Bertoni, designer perfezionista

Bertoni continuò a lavorare alle forme della DS anche successivamente alla commercializzazione del modello, sempre insoddisfatto e sempre alla ricerca del meglio, tanto da accusare gli altri progettisti, quelli che dovevano rendere esecutive le sue idee, di aver “rovinato” la sua creazione mettendogli le ruote! Un sabato mattina, nel dicembre 1963, quindi circa due mesi prima di scomparire prematuramente, la leggenda narra che si fece portare il muso completo di una DS nel suo laboratorio e qui, con martello, plastilina e plexiglass, nel corso del week end distrusse e ricostruì cofano e parafanghi, creando il celebre “muso di squalo” che contraddistinguerà le DS prodotte dal 1967 in poi.

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