Sulla sua Porsche 911, il più grande direttore d’orchestra al mondo (ma no, diciamo: “uno” dei più grandi direttori d’orchestra al mondo) non voleva l’autoradio. Il capriccio di una superstar? Un paradosso? No, se “lui” è Herbert von Karajan, direttore dei Berliner Philharmoniker, direttore artistico dell’Opera di Vienna, ospite fisso alla Scala di Milano, ospite dell’Orchestra RAI, direttore dell’Orchestre de Paris e inventore del Festival di Pasqua di Salisburgo, fan delle registrazioni su CD quando nel 1980 nessuno sapeva cosa fossero.
Leggenda narra che i 60 minuti dei primissimi CD fossero stati aumentati a 74 solo per metterci la Nona sinfonia di Beethoven diretta da lui, mentre Stanley Kubrick volle usare il Bel Danubio Blu di Strauss diretto dal Maestro per la famosissima sequenza di 2001. Odissea nello spazio.
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La Porsche fa un pezzo unico, tutto e solo per lui
Nel 1975 gli venne costruito un modello speciale, un pezzo unico, inconfondibile, tutto e solo per lui: la Porsche 911 (930) Turbo 3.0 con il nome del Maestro impressa sul posteriore e la livrea Martini Racing. Par di vederla, parcheggiata davanti all’hotel Friesacher di Anif in Austria, dove una volta il Direttore la lasciava dopo le prove per ingollare un piatto di guanciale in gelatina seduto al tavolo riservato per lui dall’hotel.
Nel 1974 la Porsche aveva appena lanciato la RS Turbo 3.0 e il Maestro, che già aveva guidato una 356 Speedster, una 550 A Spyder, due 959 e alcune 911, ci mise un attimo a chiedere, anzi “comandare”, un modello tutto per lui al reparto Porsche dedicato alla personalizzazione: la sua doveva essere più leggera e sportiva di quelle degli altri comuni mortali, doveva pesare meno di 1.000 Kg e avere un rapporto peso/potenza inferiore a 4 kg/cv.
Pilotava gli aerei e sapeva cosa fosse il suono di un motore
Il modello di derivazione aveva 260 cv e pesava 1.140 Kg e non sappiamo se l’allora ceo Ernst Fuhrmann avesse alzato gli occhi al cielo, ma sappiamo cosa ne venne fuori: la 911 di Karajan aveva il telaio Motorsport della RSR e la carrozzeria della Carrera RS. Assetto da gara, via i sedili dietro (sostituiti da un roll-bar a gabbia) e via l’autoradio: guidava anche gli aeroplani e sapeva cosa fosse il suono di un motore.
Via tutto quello che non serve, soprattutto l’autoradio
Nessuna sinfonia di Beethoven, sulla sua auto, avrebbe dovuto scavallare il suono, la musica del motore boxer a sei cilindri con turbocompressore maggiorato, quel valore aggiunto che garantiva la cavalleria di potenza in più richiesta dal Maestro (100 cv per l’esattezza). Altro che Cavalleria rusticana!
Per la livrea Martini citofonare Mr Rossi
E non finiva qui: come un emulo di Colin Chapman (“per andare più veloce basta aggiungere leggerezza”), von Karajan volle che per sbloccare gli sportelli i tradizionali apriporta venissero rimpiazzati da sottili cinghie in pelle da tirare. Mentre per la livrea Martini Racing (colori della Carrera RSR Turbo 2.1 che nella 24 Ore di Le Mans del 1974 aveva conquistato il secondo posto), Porsche dovette chiedere a Mr Rossi, il produttore del vermouth.
Ora la Porsche von Karajan dorme in un posto segreto nel Paese di Heidi
I 360 cv della RS non furono troppo frustati: quando nel 1980 il Maestro la diede via, il tachimetro indicava una percorrenza di 3.000 Km. Ora vale circa 3 mln di euro e pare che il suo attuale proprietario, che la custodisce da qualche parte in Svizzera, non l’abbia nemmeno mai guidata.
PER TUTTE LE FOTO COURTESY porsche.com