La BMW Garmisch nel 1969 ricordava già il domani

Disegnata da Marcello Gandini, ordinata da Nuccio Bertone, apparve a Ginevra nel 1970 e poi sparì

BMW Garmisch: ne costruirono un solo esemplare nel 1970, più un altro nel 2019 ravanando fra le foto d’epoca e i disegni nei cassetti 

Guardate questi due musi e trova le differenze. La prima è stata disegnata nel 1969, l’altra 50 anni dopo suppergiù. Come direbbe Gigi Marzullo, ora fatevi una domanda e datevi una risposta.

La BMW della prima foto era una BMW che pochi conoscono. Ne produssero una sola, più una nel 2019 (ci torneremo).

Se fosse una fotografia d’autore diremmo che gli esemplari esistenti sono due, una prova d’autore + 1. Colore unico: giallo oro champagne.

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Sì, perché la BMW Garmisch rimase alla sua condizione naturale prototipale. La disegnò Marcello Gandini e la firma la riconosci subito, per quella sua geometrica ed elegante spigolosità.

BMW Garmisch: rivoluzione, stop e nuovo inizio

La BMW Garmisch fu un elemento di rottura nella storia dello stile BMW. Di rottura, ma anche di nuovo inizio, dal momento che, in qualche maniera, le sue figlie e nipoti, cioè la serie 5 E12 del 1972 disegnata anch’essa da Gandini e la prima generazione della Serie 3 E21 di tre anni dopo, presero da lei.

E, fatte le debite proporzioni spaziotemporali, lo stile geometrico della Garmisch vista oggi ci sembra piuttosto familiare, con la differenza che è più bella delle spigolosità bavaresi attuali.

Anche gli interni, visti oggi, ci suonano familiari: provate a sostituire visivamente l’enorme specchio apribile sul lato passeggero con l’immagine di un laptop.

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Un passo indietro: la BMW Garmisch, che prendeva il nome dalla località sciistica nella parte meridionale dell’Alta Baviera, nasceva sulla base della BMW serie 02 ma c’entrava niente con lei.

Nuccio Bertone, che aveva affidato a Gandini l’incarico di disegnarla, voleva infatti un modello rivoluzionario rispetto alle BMW prodotte fino a quel momento.

BMW Garmisch, dalla BMW serie 02 tutto il resto è noia

Detto fatto, il designer torinese la allungò, la allargò e l’abbassò (in cifre: +12 cm, -4 cm e -11 cm), realizzò un cofano spiovente e una coda corta e bassa, ottenendo come risultato una vettura che, nel 1969, anno dello sbarco dell’uomo sulla Luna, guardava lontano.

Eravamo praticamente all’anno zero degli anni Settanta, caratterizzati da una fortissima spinta propulsiva del design italiano, ma la BMW Garmisch di Marcello Gandini ci sembra, oggi, quasi attuale, molto vicina a noi, come se fosse stata disegnata negli anni 80 ma con linee futuribili.

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Guardate per esempio il lunotto posteriore a nido d’ape: non ricorda la Beta HPE Executive? E gli interni, con la consolle a sviluppo verticale con l’autoradio in piedi? Mai e poi mai avreste detto, nel 1969, di averli già visti. Diavolo d’un Marcello!

La presentarono a Ginevra nel 1970 ma poi si fermarono lì, vai a sapere perché. Secondo Giosuè Boetto Cohen di Ruoteclassiche avrebbero nientemeno che demolito il prototipo!

Nel 2019, con una certa sorpresa da parte di Gandini, ravanando fra i disegni originali e le foto d’epoca, la BMW gli chiese di rifarne un’altra il più possibile fedele all’originale: l’abbiamo vista al concorso d’eleganza a Villa d’Este sul lago di Como nel 2019, per poi vederla far ritorno al Museo BMW.

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