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COLLEZIONISMO “IMPROBABILE”
Dal dopoguerra a oggi, spinte dal boom economico, le case automobilistiche hanno immesso sul mercato centinaia di modelli: alcuni hanno fatto la storia dell’automobile (vedi maggiolino, mini, 500, ecc.), altri invece si sono distinti entrando nel gergo automobilistico a simboleggiare particolare bruttezza, inaffidabilità o inguidabilità. Auto particolari considerate brutte o sfortunate.
Forme particolari, soluzioni tecniche discutibili o addirittura partecipazioni nel cinema, hanno segnato indelebilmente il ricordo di modelli che a loro modo presentavano comunque tratti distintivi. In molti casi, pur avendo avuto discreto successo in termini di vendite, alcune auto sono finite per diventare lo zimbello del comune pensiero: auto considerate brutte, improbabili, se non addirittura “sfigate”.
Esiste però l’altro lato della medaglia: se la nomea di queste auto ne ha determinato l’estinzione quasi totale, è eclatante il fatto che gli stessi modelli abbiano suscitato l’interesse e la messa in produzione dei propri cloni in scala: modellini “improbabili” dei rispettivi “improbabili” modelli, ancor più rari delle vetture originali.
Eclatante al quadrato è poi sapere che qualcuno ne abbia fatto oggetto delle proprie collezioni: io sono uno di questi… e vi illustro qualche esempio della mia collezione improbabile di modellini di auto improbabili.
Auto particolari considerate brutte o sfortunate
La NSU Prinz
Inizialmente fu proposta nell’unica carrozzeria a 3 volumi, definita “Trasformabile”, dotata di pinne posteriori, abbondanti cromature e tetto apribile in tela.
Nonostante fosse economica e tecnologicamente persino più avanzata di alcune dirette rivali di maggior successo, la NSU Prinz dopo solo qualche anno veniva considerata l’auto brutta per antonomasia, frequentemente presente nelle classifiche tematiche di questo genere; come se non bastasse, si portava appresso l’alea di “menagramo”: ogni volta che passava, o quando la si sorpassava, gli altri automobilisti facevano tutti gli scongiuri del caso (Modellino in metallo Prinz 4, Typ 47, Marca Solido, portiere apribili, Made in France).
Simca 1000
Quando nel 1961 fu presentata la berlina Simca 1000, nessuno poteva immaginare il successo di vendite che la stessa avrebbe riscosso, tanto che i vertici della stessa Casa automobilistica, resisi conto dell’effettivo potenziale commerciale della vettura, provarono ad allargarne la gamma e commissionarono al carrozziere italiano Bertone di disegnare una filante coupé sulla base della 1000 berlina: nasceva così, all’inizio dell’anno successivo, la Simca 1000 Coupé (oggetto della collezione, Marca Norev, Made in France, in plastica, portiere apribili) una piacevole sportiva molto affusolata, bassa e filante, con padiglione molto spiovente e coda terminante con due piccoli fari tondi.
La Simca berlina e la coupè ebbero successo, sia come utilitaria di fascia media, che come utilizzo in gare sportive e rally; ciò nonostante, già dalla metà degli anni ’60, contesero alla succitata NSU Prinz il primato e lo stereotipo di macchina brutta e quindi degna di scherno, adatta solo a chi non sa guidare e, normalmente, lo fa con il cappello in testa!
Ford Anglia
Dall’altro lato, c’era invece chi osteggiava la sua rumorosità ed instabilità alle alte velocità, considerava la sua linea troppo strana, alla stregua di “un papero con il broncio”, tanto la calandra anteriore inclinata rendeva triste l’espressione del muso (oggetto della collezione, Marca Politoys, Made in Italy, Scala 1:43). L’auto ha comunque trovato una seconda giovinezza con il secondo capitolo della saga di Harry Potter, che l’ha così trasformata in un’auto “magica”.
La Bianchina
La Bianchina nasce come una “Citycar” ante litteram, piccola ma chic, agile nel traffico e simpatica. Con le sue tinte bicolore e i fregi cromati voleva essere un’alternativa più elegante e rifinita della 500. Da subito ebbe molto successo, uno status symbol soprattutto negli ambienti più snob o fra le eccentriche star del jetset: anche la bellissima Audrey Hepburn in “Come rubare un milione di dollari” gironzolava per Parigi con un’Autobianchi Bianchina Cabriolet.
Negli anni del boom, rappresentava la “Fuoriserie” a buon mercato, il “vorrei … ma non posso … però … anche così non è male”. La scelta giusta per chi voleva dar sfoggio a uno stile allegro ed elegante senza spendere cifre esagerate.
A metà anni ’70, ormai uscita di produzione, la Bianchina divenne però, nell’immaginario popolare, la vettura dello sfigato per antonomasia: il Ragionier Ugo Fantozzi che fino al 1999 (anno in cui terminò la seguitissima saga) accompagnò il povero ragioniere, ereditandone per sempre lo status symbol di “sfiga-buster”…chi non ha pensato proprio a Fantozzi leggendo il titolo di questo paragrafo?
Vauxhall Velox
Ho voluto inserire questo modello della serie EIPV all’interno di questa piccola rassegna non per caratteristiche estetiche discutibili o altre considerazioni legate alla scaramanzia; oltretutto, questo modello, prodotto a Luton (Inghilterra), in Australia ed a Petone (Nuova Zelanda), si diffuse principalmente nei mercati anglosassoni. La sua particolarità, quantomeno nel modellino in scala, è che fu il primo ad essere prodotto e commercializzato, nel ’56, dalla linea Corgi Toys (della Mettoy Playcraft Ltd.), che divenne così competitor diretta dei Dinky Toys (della Meccano), che da più di due decenni monopolizzavano il mercato britannico (e non solo) delle auto giocattolo in scala 1:43.