Quali sono gli attributi che meglio definiscono la nostra società, il mondo nel quale viviamo, ciò che scandisce la nostra vita quotidiana? Senza dubbio il MOVIMENTO e la VELOCITA’.
Gli ultimi 150 anni hanno visto la veloce ed inarrestabile trasformazione del mondo che ci ospita, della società in cui viviamo, della vita di ciascuno di noi: metamorfosi condotta ed indotta dal MOVIMENTO e dalla sua consequenziale VELOCITA’.
MOVIMENTO e VELOCITA’ resi così esiziali dall’uomo e dal suo desiderio (talvolta delirio) di onnipotenza.
E tra gli archetipi che più rappresentano la VELOCE corsa dell’uomo al MOVIMENTO vi è il motore a scoppio, che aziona complicati insiemi di ingranaggi e manufatti a due e quattro ruote (talvolta anche solo tre).
L’automezzo a motore diventa il simbolo del progresso e del primato della mente umana, illimitata ed inimitabile, e la velocità, suo corollario e sintesi funzionale, cambia la percezione strutturale dell’ambiente; l’esperienza della velocità cambia la visione del mondo, il senso delle proporzioni, la configurazione dei rapporti tra le cose, crea o rivela la simultaneità degli eventi: insomma introduce una nuova nozione di spazio e di tempo.
E se agli inizi del ‘900 questo è un concetto filosofico, futuristico, in quanto trasformazione epocale del vivere e del sentire, dell’essenza stessa della vita, nel secondo dopoguerra si trasforma in semplice quotidianità, diventando a pieno titolo parte integrante del costume sociale. In quanto sociale diventa cultura ed in quanto cultura diventa citazione, talvolta onirica, talvolta legata a fatti, situazioni, storie. Sotto questo aspetto, la musica e le canzoni “tout court” utilizzano l’auto alternativamente quale soggetto od oggetto dei propri testi, quale pretesto e “veicolo” per descrivere sentimenti ed emozioni legati a situazioni e storie, creando così attimi di cultura ed icone di costume.
In questo articolo
Auto e motori nella musica
Ho scelto alcuni brani paradigmatici in tal senso, e non per questo tra i più famosi o di successo, anzi brani molto diversi fra loro per genere musicale, impostazione del testo, nazione di provenienza, proprio per testimoniare l’universalità del “totem” auto.
Nuvolari di Lucio Dalla
Non si può non partire dal brano di Lucio Dalla “Nuvolari”, nel quale si respira l’epica ed il romanticismo dei primi anni dell’automobilismo sportivo, dominati dall’Alfa Romeo “rossa” dell’eroe nazionale mantovano, che incarnava l’etica “futuristica” della velocità conquistata dall’uomo, dell’uomo-eroe artefice e controllore della macchina perfetta, che tanto emozionava ed, al tempo stesso, terrorizzava gli spettatori ed i primi appassionati di allora.
Torpedo blu di Giorgio Gaber
Giorgio Gaber, con la sua “Torpedo Blu”, e con il suo linguaggio ironico ed immediato, pone al centro della scena una bella auto ed una bella donna: l’automobile, da icona filosofica della dea velocità, diventa strumento molto più mondano di conquiste molto più terrene. La carrozzeria ed il disegno del tipo “torpedo” destituisce le forme delle prime auto, vere e proprie carrozze con il motore, trasformandole in oggetti esteticamente belli, dinamici, con l’introduzione, in alcuni di essi, delle prime coperture a “capote”; era il modello preferito di Filippo Tommaso Marinetti e dei gangster di Chicago e proprio da questo immaginario nasce questo testo dal tono scherzoso, sulla bellissima fuoriserie blu, dalle linee filanti e quasi “sexi”, e sulla sua affascinante passeggera, paragonata all’icona sexi per eccellenza degli anni trenta Jean Harlow.
Mercedes Benz di Janis Joplin
Se oltrepassiamo l’Oceano, possiamo ricordare la famosa canzone “Mercedes Benz” della ancor più celeberrima Janis Joplin, che la incise pochi giorni prima della sua morte. Il brano, in realtà, non è l’apologia della casa automobilistica di Stoccarda, ma è bensì una critica alla civiltà del consumismo, un rifiuto della felicità illusoria che ci viene promessa dal perseguimento dei beni materiali e dal bombardamento mass-mediatico quotidiano. Janis prega Dio affinchè le faccia avere una elegante e seriosa Mercedes Benz… mentre lei già possedeva una Porsche 356C 1600 Cabriolet, dipinta con meduse, farfalle ed un suo ritratto, in stile psichedelico “Power of Flowers”.
Pink Cadillac di Bruce Springsteen
E che dire del brano “Pink Cadillac” di Bruce Springsteen, che ben lontano dal decantare le qualità, la bellezza ed il lusso della vettura di Detroit, è unicamente una prosaica metafora dell’oggetto del desiderio femminile?
Miles Davis
Vale poi ricordare il grande Miles Davis che, ovviamente senza mai citare auto nei testi dei suoi brani (che erano infatti solo strumentali), celebrava di continuo, nella sua vita, i suoi vizi e le sue passioni, che oltre al jazz, alle donne “intraprendenti”, al pugilato, all’alcool ed alle droghe, contemplavano anche le auto italiane per antonomasia, cioè le Ferrari, dalla 308 GTSi alla Testarossa, sempre rigorosamente gialle.
Jack and Neal di Tom Waits
Talvolta il linguaggio evocativo è stato anche dissacrante e sarcastico, o addirittura sopra le righe, su entrambe le rive dell’Oceano.
Negli USA l’esempio più iconoclasta è Tom Waits, le cui liriche sono legate al popolo dei reietti e dei bassifondi metropolitani, dei perdenti, delle prostitute, dei barboni, dei freaks che popolano gli angoli delle strade: nuovo Arthur Rimbaud, Waits sputa nelle orecchie di tutti gli ascoltatori le contraddizioni della società americana, opulenta sì, ma anche ricca di tragedie esistenziali. Nel brano “Jack and Neal” (dedicato alle sue muse ispiratrici, Jack Kerouac e Neal Cassady), viaggio folle e disperato alla ricerca della libertà, è paradigmatica la presenza di una vecchia ed opulenta Continental (l’auto dei sogni, dei miti americani, l’auto che fu anche di Frank Sinatra, Elvis Presley, Nelson Rockefeller, Henry Kissinger) non a caso “piena” e stipata di messicani.
Cinquecento di Elio e Le Storie Tese
Al di qua dell’Oceano, in realtà qui a casa nostra, Elio e Le Storie Tese, con “500”, dissacrano l’utilitaria italiana per eccellenza evidenziando, alla loro maniera, come sia possibile effettuare “incontri ravvicinati” all’interno del suo abitacolo, nonostante le ridotte dimensioni: basta sapere “organizzare gli spazi”.
La Topolino Amaranto di Paolo Conte
Vorrei concludere questa compilation con Paolo Conte e la sua “La Topolino amaranto”, modello di auto evocato dal poeta in quanto attinente al periodo storico nel quale è ambientata la canzone, cioè il 1946, immediato secondo dopoguerra. I primi versi fanno riferimento al prezzo della benzina (“un litro vale un chilo di insalata”): mi chiedo cosa sia cambiato dopo 75 anni, sotto questo punto di vista!!! Successivamente, il protagonista suggerisce alla sua compagna di viaggio di distogliere la vista dai finestrini (troppe rovine intorno) ma di concentrarla sul cielo, simbolo di speranza nel futuro, attraverso il tettuccio apribile della vettura; evidentemente sono a bordo del modello “Berlina due porte trasformabile”.
Leggere oggi il testo, a 75 anni di distanza dalla sua ambientazione, suscita più di una riflessione, al di là del prezzo della benzina; ora, come allora, gli individui si ritrovano ad osservare il cielo, il futuro, in cerca di speranza, di convinzione, di ispirazione. Ma se allora la tenacia e la creatività degli italiani ebbero briglia sciolta (seppur grazie agli aiuti americani) oggi queste nostre eccellenze basteranno? Oltre all’epidemia, altri ostacoli, altre nuvole e tempeste si addensano all’orizzonte: troppi vincoli nel nostro stesso continente, troppi interessi del Grande Fratello Finanziario pesano sulle teste della società civile. Per dirla con le parole di un altro Poeta del viaggio, della strada, della velocità in movimento: siamo cavalieri nella tempesta, “Riders on the Storm”.