Christian Rogora da circa 20 anni acquista, ristruttura e colleziona auto made in USA, vintage come dice lui, anni 60 e 70.
Quando hai iniziato?
“Da ragazzino. Prima con i cinquantini, poi i go-kart, ma non mi accontentavo mai di trovarli belli e pronti, mi piaceva sporcarmi le mani, così smontavo, pasticciavo, mi sporcavo di grasso, per la gioia dei miei… Contemporaneamente, nasceva anche la passione per una certa America, quella degli anni 60 e soprattutto 70, ribelle, libera, legata a un determinato tipo di musica. Tutto quello insomma che io e la mia generazione, sono del glorioso 1978, intuiva dalla tv, dai telefilm in particolare che ci sono entrati in testa e nel cuore e ora ripensiamo come fossero degli amici di infanzia. Nel 2000, il mio lavoro nel campo tessile mi ha portato a vivere per alcuni mesi a Memphis, in Tennessee, e a girare per gli altri stati dell’America del sud – Alabama, Virginia, Mississippi, per esempio. Lì dove c’è la borsa del cotone, è nato anche il rock end roll, la ribellione, la sudata conquista di alcuni diritti civili, anche quelli che nei miei viaggi in America vedovo essere ormai assodati e invece qui da noi c’era ancora tanta strada da fare. Tutto questo, insieme, violentemente, mi ha travolto, quindi niente di strano se quando ho conosciuto il primo collezionista, ho subito fatto la follia di acquistare la mia prima auto, una Dodge Charger del 1969 – a questo punto molti di voi avranno già capito… – e l’ho portata in Italia. L’ho ristrutturata e modificata usando pezzi originali: potete immaginare quanto sia lungo il lavoro non soltanto dal punto di vista pratico, ma anche per reperire le parti. Alla fine però il risultato mi ha riempito di gioia, una delle auto di cui vado più orgoglioso, il mio Generale Lee”.
Bo e Luke, i mitici cugini di Hazzard! Da lì è partito e oggi ha una collezione di 12 auto, di cui 2 in fase di ristrutturazione. Ma quanto è complesso l’iter per averle e sistemarle?
“Molto complesso. In primo luogo per acquistare queste auto nella versione originale a prezzi giusti rispetto al mercato, bisogna comprare direttamente negli Stati Uniti. In questo internet ha aiutato molto, ma le difficoltà di ricerca e di contatto restano. Da anni mi rivolgo a un’agenzia che su mia segnalazione, in 48 ore, mi fa avere fotografie dell’auto che vorrei acquistare e alcuni dati indispensabili. Sono poi sempre loro a occuparsi direttamente del pagamento e della spedizione, con tutti i documenti a posto. Questo non soltanto abbatte il rischio di prendere una fregatura dal venditore, ma aiuta moltissimo dal punto di vista burocratico, perché altrimenti la difficoltà maggiore, per assurdo, nasce proprio quando l’auto arriva in porto a Genova e deve essere immatricolata per viaggiare su suolo italiano”.
Oggi che sei padre di famiglia, hai dovuto spostare un po’ di risorse economiche e soprattutto temporali su altre priorità, ma non smetti di lavorare e partecipi a eventi benefici, in particolare portando in giro sulle tue auto bimbi e ragazzi con disabilità. Una storia insomma, quella del collezionismo, che non è fatta solo di macchine, ma in cui la componente umana è la più importante.
“Come no! I raduni, gli eventi benefici, telefonarsi per un consiglio quando si è in crisi e sembra che un problema di restauro non voglia proprio risolversi. Provare le auto altrui e far provare le proprie, vedersi con le famiglie e grigliare parlando di motori. Le macchine in questi vent’anni mi hanno dato tanto, ma ancora di più mi hanno dato gli uomini che le collezionano”.