Durante il lockdown, con le piste tutte chiuse, molti piloti professionisti e non hanno provato l’esperienza della guida simulata. E hanno scoperto che può dare grandissime soddisfazioni. Di questo, e di molto altro, abbiamo parlato con Cesare Croci, co-founder e consigliere del team AKR SIMRACING.
«È vero, il lockdown e le limitazioni che sono perdurate anche nei mesi successivi, hanno dato un forte input a questo settore, ma la sua crescita era già nell’aria. Pensate che durante il lockdown tra Italia e Svizzera circa l’80% dei piloti professionisti hanno avuto, magari come omaggio dalle case automobilistiche, un simulatore da tenere in casa. Non parliamo soltanto di auto e di piloti di Formula 1, ma di tutte le categorie e anche per esempio della MotoGP. Per non cedere alla frustrazione e alla solitudine del lockdown, noi stessi abbiamo organizzato una gara di beneficenza in cui abbiamo ospitato piloti interessanti provenienti da tutte le categorie. Immaginate che abbiamo avuto un affluenza sui vari canali di circa 85mila spettatori».
Cosa offre oggi la guida simulata?
La vostra è un’esperienza davvero originale, legata a un mondo di cui forse si sa ancora poco. Come avete iniziato?
«Noi siamo nati come squadra sportiva a Lugano, raccogliendo piloti appassionati che facevano guida simulata già da una decina d’anni. La squadra e l’associazione sono nate formalmente 3 anni fa. In questo momento abbiamo 25 piloti nelle diverse categorie, siamo promotori del Trofeo ACI italiano e facciamo sia la Formula 1 che la Formula 4. Abbiamo in squadra ragazzi giovani ed ex piloti professionisti. Alleniamo i nostri con passione e con tutti i mezzi di cui possiamo disporre. Nella squadra abbiamo 2 ingegneri interni che seguono tutta la preparazione dell’auto, l’assetto, le gomme in base alla temperatura e a qualunque condizione meteo possibile. Abbiamo anche un mental coach, Gian Maria Regazzoni, che segue i ragazzi individuando le loro eventuali problematiche, cercando di capire che cosa rischia di distrarli in pista e lavorando su ogni millesimo che si può recuperare. I piloti si allenano due o tre volte a settimana e la competizione sta diventando sempre più forte. Tutti i Big Team tra Italia e Europa nell’ultimo anno e mezzo hanno fondato una squadra di guida simulata. Ovviamente i loro mezzi economici sono molto più forti dei nostri e di conseguenza possono ospitare i piloti nelle accademy, dove vivono e si allenano sempre, non hanno insomma bisogno di avere un altro lavoro…».
Per questo è così importante l’aspetto delle sponsorizzazioni?
«Esatto! Da qualche mese abbiamo l’opportunità di collaborare con Leo Jet, una realtà che esalta la bellezza del made in Italy, offrendo la possibilità di raggiungere i luoghi remoti del mondo a bordo di esclusivi jet, in completa privacy e sicurezza. È il partner perfetto per le nostre vetture. Ora vorremmo trovare anche altri sponsor, per dare sempre più carburante ai nostri progetti».
Tra cui la progettazione e la realizzazione diretta delle vostre vetture…
«Sì. Credo che al momento, oltre alla qualità dei piloti, questa sia la nostra grande forza. Nel nostro centro – Matrix a Bioggio (Lugano) -, lavoriamo su simulatori statici e dinamici, alcuni di nostra progettazione e costruzione, che vendiamo anche all’estero. Qui, anche chi non ha mai provato può venire ad allenarsi divertendosi e in totale sicurezza».
A proposito di sicurezza, mi resta una curiosità. I piloti di questo e-sport tendono a osare un po’ di più, non esistendo di fatto rischi per l’incolumità?
«Sì e no. Perché se da una parte è vero che razionalmente si sa di non farsi male, dall’altra ci sono due aspetti da valutare. Il primo è che si vuole vincere, fare la miglior prestazione possibile, e quindi bisogna arrivare in fondo alla gara. Il secondo invece è l’estremo realismo dell’esperienza. Io stesso ho provato cosa voglia dire, durante una guida simulata, finire contro un muro e vi posso assicurare che ci si spaventa davvero, al punto da gridare. Lo stesso realismo incide anche sulla prestanza fisica. Ormai tutti sappiamo che i piloti di Formula 1, oltre alle ore passate in macchina, si allenano 7-8 ore al giorno per preparare il proprio corpo al grande sforzo fisico, che si concretizza soprattutto nel bisogno di resistenza alle forze create dalla grande velocità. Nella guida simulata oggi il realismo è tale che, anche se in modo minore, è necessaria comunque una preparazione atletica».